Carlo Greppi, “Un uomo senza parole. La storia finalmente svelata del salvatore di Primo Levi” (JC Lattès)

Carlo Greppi, “Un uomo senza parole. La storia finalmente svelata del salvatore di Primo Levi” (JC Lattès)
Descriptive text here
-

Un uomo di qualità. Per ventidue mesi Lorenzo Perrone ha lavorato per le fabbriche chimiche della Buna Werke. Lui è un muratore, impiegato come manovale per nuovi ampliamenti man mano che la produzione aumenta. Quell’estate conobbe un uomo delicato, estremamente magro. Senza alcuna pietà, le parla e le porge una scodella di zuppa. L’affamato ha il numero 174517. È italiano come lui. Questo dottore in chimica è un lavoratore forzato nel campo di Buna-Monowitz, Auschwitz III. Si chiama Primo Levi. In Se è un uomo (1947), ricorda questo improbabile incontro in questo luogo da incubo. «Concretamente è poco: ogni giorno, per sei mesi, un operaio civile italiano mi ha portato un pezzo di pane e il fondo della sua scodella di zuppa; mi ha regalato uno dei suoi maglioni rattoppati e mi ha scritto una cartolina che ha spedito in Italia e mi ha inviato la risposta. Non chiedeva nulla e non accettava nulla in cambio, perché era buono e semplice, e non pensava che fare il bene dovesse fruttare qualcosa. »

Carlo Greppi volle sapere di più su Lorenzo Perrone (1904-1952), il bambino di Borgo Vecchio a Fossano, quest’uomo di poche parole che si accontentava di gesti per dire quello che pensava. Ha seguito la pista il più lontano possibile, ha sollecitato testimoni e la famiglia. Sotto la sua penna vivace, questa piccola vita diventa grande e seguiamo le svolte di un’esistenza dura e di routine innaffiata dal pesante vino piemontese, un tragico destino ora iscritto al memoriale di Yad Vashem a Gerusalemme nella lista dei Giusti tra le Nazioni. Ma lo storico crea molto più di un ritratto accattivante. Ricorda cosa fu il partenariato tra l’Italia fascista e la Germania nazista, con le sue conseguenze per migliaia di lavoratori come Lorenzo. Si sofferma soprattutto sui legami che si stringono tra la borghesia torinese e l’operaia fossanese. Quest’ultimo era consapevole dell’impatto delle sue azioni? Li ha fatti lui, questo è l’importante. Quando rivide Lorenzo dopo l’estate del 1945, Levi capì “che il margine d’amore che aveva per la vita era diminuito”. Il muratore affoga lentamente nell’alcol e Levi se ne accorge: “Non beveva per vizio, ma per fuggire dal mondo. » Il mestiere di vivere non gli interessava più. Aveva visto troppo.

La sentenza di Se è un uomo trova una magnifica illuminazione qui. “Credo che sia proprio a Lorenzo che devo il fatto di essere vivo ancora oggi, non tanto per il suo aiuto materiale quanto per avermi costantemente ricordato, con la sua presenza, con il suo modo così semplice e disinvolto di ‘essere buono’. , che esisteva ancora, fuori del nostro, un mondo giusto, cose ed esseri ancora puri e onesti, che né la corruzione né la barbarie avevano contaminato, che erano rimasti estranei all’odio e alla paura; qualcosa di indefinibile, come una lontana possibilità di bene, per la quale valeva la pena mantenerla viva. » Questo è tutto il senso di questa storia semplice, enigmatica e luminosa.

Carlo Greppi
Un uomo senza parole. Finalmente svelata la storia del salvatore di Primo Levi
JC Lattes
Tiratura: 9.000 copie.
Prezzo: € 22,90; 460 pag.
ISBN: 9782709672788

-

NEXT Autore di due libri a 19 anni, Louis Lefèvre usa le parole per guarire