in Siria, il titanico progetto di ricostruzione

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Un mese dopo la caduta del regime di Bashar al-Assad, il nuovo potere comincia a lasciare il segno. La ricostruzione del Paese costa miliardi. Tra le zone più colpite, quella di La Ghouta, vicino alla capitale.

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Pubblicato il 01/12/2025 10:40

Tempo di lettura: 2 minuti

type="image/avif">>In attesa di avere i mezzi per ricostruire la Siria devastata da 13 anni di guerra, i combattenti ribelli garantiscono la sicurezza dei quartieri bombardati disarmando, ad esempio, missili inesplosi. (ARTHUR SARRADIN / RADIO FRANCIA)>>
In attesa di avere i mezzi per ricostruire la Siria devastata da 13 anni di guerra, i combattenti ribelli garantiscono la sicurezza dei quartieri bombardati disarmando, ad esempio, missili inesplosi. (ARTHUR SARRADIN / RADIO FRANCIA)

Nel distretto di Jobar, a est di Damasco, nessun edificio è stato risparmiato. Abu Faycal è un combattente ribelle di questo quartiere. Sabato è tornato da Idlib dove è rifugiato da sette anni, per poter seppellire sua madre. “L’abbiamo messa qui con suo fratello ma non riesco a riconoscere quasi nessuna delle tombe dei miei parenti”si dispera.

E per una buona ragione, il cimitero non fu risparmiato. Sette missili lo trasformarono in un pallido monocromo di polvere e brandelli di tombe. “Vedi cosa è successo durante la guerra. Vuoi cercare tuo nipote, tuo padre, tuo zio, ma non trovi nessuno. “Anche i morti non sono stati risparmiati. Il regime non ha avuto pietà”, riassume Abu Faisal. Insieme ad altri combattenti, Abu Faisal ha provato a numerare le tombe e a mettere insieme i pezzi. Un lavoro titanico per questi ribelli, mentre l’intero quartiere viene distrutto.

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I combattenti ribelli stanno cercando di ricostruire le lapidi in un cimitero bombardato a est di Damasco per identificare gli occupanti. (ARTHUR SARRADIN / RADIO FRANCIA)

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I combattenti ribelli stanno cercando di ricostruire le lapidi in un cimitero bombardato a est di Damasco per identificare gli occupanti. (ARTHUR SARRADIN / RADIO FRANCIA)

I combattenti ribelli stanno cercando di ricostruire le lapidi in un cimitero bombardato a est di Damasco per identificare gli occupanti. (ARTHUR SARRADIN / RADIO FRANCIA)

Pochi metri più in là, Mohammad, sulla sessantina, vuole mostrarci il seminterrato della moschea: “Aspetto ! È un missile che questo regime criminale ha lanciato contro di noi”.

“Il missile ha perforato cinque piani prima di arrivare qui. Se mai fosse esploso, date le sue dimensioni, avrebbe fatto saltare in aria l’intera moschea.”

Mohammad, residente nel distretto di Jobar

su franceinfo

Anche qui spetta ai ribelli di ritorno dall’esilio prendersi cura degli ordigni inesplosi. Abdel Aziz ha la sua uniforme sulle spalle. Trascorse i primi anni di guerra in questa moschea quando si unì ai combattenti ribelli all’età di 18 anni. “Eravamo tutti ancora in questa moschea sette anni faricorda. Quando il regime ha preso il controllo della zona, siamo dovuti fuggire a nord, a Idlib, e a nessuno è stato permesso di tornare qui.”

Ora torniamo, questi ribelli stanno cercando di mantenere una parvenza di sicurezza a Jobar. “Per ora facciamo la legge qui, garantiamo sicurezza per prevenire furti e crimini, proteggere i cittadini che ritornano qui è un dovere nazionale”.. Un dovere che Abdel Aziz dice di voler portare avanti unendosi al nuovo esercito siriano. Per il momento, senza mezzi, è difficile sentirsi utili a Jobar. Nella Siria devastata, il lavoro è enorme per la nuova potenza. La ricostruzione potrebbe richiedere decenni.

In attesa di risorse, i ribelli cercano di mettere in sicurezza e ricostruire i quartieri devastati – Reportage da Goutha, vicino a Damasco, di Arthur Sarradin

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