“Benyamin Netanyahu non offre alcuna prospettiva politica per Gaza”

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Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu tiene una conferenza stampa il 1° aprile a Gerusalemme. REUTERS/PISCINA

Alain Dieckhoff è direttore della ricerca al CNRS e professore al CERI Sciences Po. È autore diIsraele-Palestina: una guerra senza fine? (Armand Colin, 2022).

Cosa pensa del progetto di tregua e della proposta americana di cessate il fuoco globale?

Il piano per un cessate il fuoco permanente, presentato il 31 maggio dal presidente americano, mi sembra ben equilibrato, anche se i punti meritano certamente di essere chiariti nella sequenza delle sequenze. Offre due cose principali: ai palestinesi semplicemente la fine dei bombardamenti e delle operazioni militari; agli israeliani la restituzione degli ostaggi ancora detenuti (o purtroppo deceduti). Joe Biden ha deliberatamente reso pubblica questa tabella di marcia per influenzare le due parti coinvolte, ma, viste le prime reazioni, la scommessa non è vinta.

Da parte israeliana, Benjamin Netanyahu rischia di non accontentarsi solo di un Hamas ridimensionato, ma di puntare allo sradicamento del gruppo palestinese – un obiettivo, se non illusorio, almeno lontano. Inoltre, accettare questo piano rischia di essere lasciato andare dagli estremisti del suo governo (Ben Gvir, Smotrich) e quindi di perdere la maggioranza. Da parte di Hamas, continuare la lotta significa, oltre a dimostrare la propria capacità di persistere, mantenere l’esercito israeliano nella trappola di Gaza e macchiare in modo duraturo Israele agli occhi di gran parte del mondo. In sintesi, l’iniziativa americana è benvenuta, ma non è sicuro che si concretizzi.

Questo articolo è tratto da “Numero speciale Le Monde: 40 mappe per comprendere il conflitto israelo-palestinese”luglio 2024, in vendita nelle edicole oppure online visitando il sito del nostro store.

Abbiamo davvero misurato l’onda d’urto del massacro del 7 ottobre sugli israeliani?

La società israeliana ha vissuto, a partire dal 1948, numerosi traumi, ma nulla di paragonabile all’uccisione di massa del 7 ottobre che colpì la stragrande maggioranza dei civili, assassinati nelle loro case, nelle loro automobili o durante i rave party. Questo massacro non risparmiò né i bambini, né le donne, né gli anziani. Questa violenza indiscriminata ha provocato un’onda d’urto che non si è placata perché l’attacco terroristico di Hamas è stato accompagnato da una massiccia presa di ostaggi. Più di 251 persone sono state originariamente rapite e circa 120 sono ancora nelle mani del movimento islamista al 4 giugno 2024. Quindi il trauma persiste perché il 7 ottobre in qualche modo persiste.

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