Bolivia: 17 arresti il ​​giorno dopo il fallito golpe

Bolivia: 17 arresti il ​​giorno dopo il fallito golpe
Bolivia: 17 arresti il ​​giorno dopo il fallito golpe
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Giovedì le autorità boliviane hanno fatto sfilare i detenuti ammanettati davanti ai media, annunciando 17 arresti in seguito al fallito colpo di stato in un paese colpito da una grave crisi economica.

La tempesta istituzionale è durata solo poche ore, ma sufficienti a mettere in luce le fragilità del Paese mentre gli appetiti si sono intensificati in vista delle elezioni presidenziali del 2025.

Restano poco chiare le motivazioni del capo dell’esercito Juan José Zuniga, che aveva installato uomini e mezzi blindati in piazza Murillo, di fronte al Parlamento e al palazzo presidenziale.

Prima del suo arresto da parte della polizia, poi di quello del capo della Marina Juan Arnez Salvador – i due uomini furono perseguiti per rivolta armata e terrorismo e rischiare fino a 20 anni di carcere – aveva detto di volere il generale Zuniga anni”,”text”:”ristrutturare la democrazia, per renderla una vera democrazia […] Non quella di pochi, non quella di pochi padroni che hanno governato il Paese per 30 o 40 anni”}}”>ristrutturare la democrazia, renderla una vera democrazia […] Non quella di pochi, non quella di pochi padroni che hanno governato il Paese per 30 o 40 anni.

Ha anche affermato di aver agito su ordine del capo dello Stato, che glielo aveva chiesto mettere in scena qualcosa per aumentare la propria popolarità.

Il presidente Arce, degradando il generale Zuniga e giurando mercoledì un nuovo comando delle forze armate, ha invece affermato che si tratta di un tentato colpo di stato da parte di soldati che sporcano la divisa.

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Il generale Juan Jose Zuniga dopo il suo arresto il 26 giugno

Foto: Reuters / Claudia Morales

Distruggi la democrazia

Il suo Ministro del Governo (Interni), Eduardo Del Castillo, è stato castigato due soldati golpisti che volevano distruggere la democrazia.

Giovedì ha presentato ai media altre 15 persone arrestate, ammanettate e circondate dalla polizia. L’operazione era pianificata già da maggioha detto, aggiungendo che erano ricercati altri tre sospettati.

Secondo Del Castillo, il piano per cacciare Arce fu diretto dal Sig. Zuniga e dal Sig. Arnez.

Giovedì le Nazioni Unite hanno lanciato un appello un’indagine approfondita e imparziale sulle accuse di violenza.

Sebbene l’ordine istituzionale abbia vacillato solo leggermente, permangono immagini forti. Quella dello sfondamento di una porta del palazzo presidenziale da parte di un blindato e dell’ingresso in mezzo alla folla del generale Zuniga, la messa in sicurezza della piazza e il lancio di gas lacrimogeni da parte dei soldati che hanno causato il ferimento di otto persone, e le immagini del colloquio tra MM . Arce e Zuniga, distribuiti dalla presidenza.

Sono il tuo capitano […] riporta in caserma tutta la polizia militare […] ritirate tutte queste forze adesso. È un ordine, generale, non mi ascolterà? poi rimprovera il presidente Arce.

Il generale lo guarda e risponde con a non categorico.

Dopo il ritiro dei militari da piazza Murillo, il presidente Arce si è affacciato al balcone del palazzo presidenziale per salutare la folla accorsi. Nessuno può portarci via la democrazia che abbiamo conquistatocantava.

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Luis Arce, presidente della Bolivia, sventola la bandiera del paese dall’alto del palazzo presidenziale il 26 giugno 2024, sulla scia di quello che denuncia come un tentativo di colpo di stato.

Foto: afp via getty images / AIZAR RALDES

“Sintomo di malcontento”

La condanna dell’azione del generale Zuniga è arrivata da tutti i paesi sudamericani, ma anche da Spagna, Francia e Stati Uniti.

La Russia, che ha ricevuto dal signor Arce una rara visita di un capo di Stato straniero nel paese dallo scoppio del conflitto con l’Ucraina nel febbraio 2022, ha sottolineato giovedì la sua solidarietà alla Bolivia, Paese fratello e partner affidabile e strategicosecondo il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov.

Il portavoce della presidenza russa, Dmitri Peskov, ha messo in guardia contro qualsiasi cosa interferenza straniero negli affari interni della Bolivia.

Ma per Gustavo Flores-Macias, della Cornell University negli Stati Uniti, il fatto che il colpo di stato sia fallito non significa che la situazione in Bolivia sia risolta, anzi. Era un sintomo di un malcontento molto significativo che esiste in vasti settori.

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Il presidente della Bolivia Evo Morales si è dimesso nel 2019 prima di rifugiarsi in Messico.

Foto: Getty Images / Hector Vivas

Disastri economici e conflitti politici

Questo episodio si inserisce in un contesto di gravi turbolenze economiche causate dal calo dei redditi dovuto alla scarsa produzione di gas, principale fonte di valuta estera del Paese fino al 2023, dall’impennata dei prezzi e dalla scarsità di dollari che provocano la rabbia dei commercianti di ogni tipo, mentre un la carenza allunga le code davanti alle stazioni di servizio.

Sullo sfondo c’è soprattutto il conflitto tra Arce e il suo mentore politico, l’ex presidente Evo Morales (2006-2019), entrambi desiderosi di candidarsi per conto del partito al potere, il Movimento verso il Socialismo (MAS), nelle elezioni del 2025. Elezioni presidenziali.

Il Generale Zuniga aveva espresso la sua forte contrarietà ad un possibile ritorno al potere di Morales, che gode di un forte appoggio in tutto il Paese, ma che, secondo una decisione della Corte Costituzionale, non può competere.

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