A conclusione di undici settimane di procedimento davanti al tribunale penale di Vaucluse ad Avignone, nel sud della Francia, Dominique Pelicot, principale imputata nel processo per stupro di Mazan, è stata ascoltata un’ultima volta mercoledì, e l’udienza è entrata nella fase finale con l’inizio delle memorie. .
“Non immaginavo che avrebbe fatto così male per loro”, ha detto, riferendosi a un “disastro”: “Mi pento di quello che ho fatto”.
Quanto alla sua ormai ex moglie, Gisèle Pelicot, quella che lui violentò per dieci anni dopo averla cosparsa di tranquillanti, poi consegnata a decine di sconosciuti reclutati su internet, aveva assicurato che l’avrebbe tenuta per sempre «nel profondo di sé».
Il settantenne ha cercato di contattare anche la figlia Caroline, di cui aveva pubblicato sui social network foto nuda e addormentata, scattate a sua insaputa, e che è convinta di essere stata violentata o aggredita sessualmente dal padre.
Le assicurò ancora una volta di non averla aggredita.
“Vorrei vedere mia figlia direttamente negli occhi. Vorrei… non ho modo di dimostrare il contrario. Mi fa male vederla così. Vorrei vederla, parlare con lei”, iniziò, prima di essere bruscamente interrotto da lei.
“Dillo qui, in questo cortile (…) lo dirai qui!”, gli gridò dall’altra parte della stanza: perché “Non verrò mai a trovarti! (…) Finirai solo, come un cane!”
“Morirò come un cane, questo non mi preoccupa. Non gli sto chiedendo di stare dietro la mia bara. Tanto non ci sarà nemmeno una bara. Caroline, comunque finiamo sempre per restare soli”, rispose.
“Soprattutto tu!”, ribatté lei.
Il principale imputato si scusa
Tornando ai fatti veri e propri, quelli degli stupri contro la moglie, Dominique Pelicot affermò di essere rimasto intrappolato in “una spirale”, evocando addirittura il “ricatto” che sarebbe stato a suo tempo esercitato da alcuni dei coimputati, senza però dare spiegazioni. nomi.
AFP
Quanto alla sottomissione chimica, “è una schifezza”, ha continuato, interrogato dal suo avvocato, Me Béatrice Zavarro: “uccide tutto, distrugge tutto, non dovresti mai farlo”.
Dopo quest’ultimo intervento del principale imputato, gli avvocati delle parti civili Antoine Camus e Stéphane Babonneau hanno iniziato il loro dibattimento, previsto per mezza giornata.
Fin dall’inizio, Me Camus ha chiesto che questo processo portasse ad una “consapevolezza” sociale “per un futuro che finalmente spezzerebbe con quella violenza che auspichiamo per un’altra epoca”.
Gli avvocati dovrebbero anche seguire la linea che hanno sostenuto fin dal processo aperto il 2 settembre: non fare differenze tra gli imputati, perché “lo stupro è stupro”.
Una linea condivisa da Gisèle Pelicot.
“Lo stupro è stupro”
“Sono venuti tutti per violentarmi, quindi non c’è distinzione. Alcuni mi chiedono scusa e posso guardarli di più negli occhi, ma tutti hanno commesso un crimine”, ha insistito martedì la donna diventata un’icona femminista, criticando una società “macho e patriarcale” e chiedendo “ciò che stiamo cambiando la nostra vita”. prospettiva sullo stupro”.
Dopo queste prime memorie, il processo sarà sospeso per due giorni, per consentire al pubblico ministero di preparare il rinvio a giudizio, previsto tra tre giorni a partire da lunedì.
L’accusa, rappresentata da Jean-François Mayet e Laure Chabaud, avrà il gravoso compito di individuare le sentenze per ciascuno dei 51 imputati, Dominique Pelicot da una parte, e i suoi 50 coimputati dall’altra, 50 uomini di 26 anni 74 anni.
Se la maggior parte verrà perseguita per gli stessi fatti, ovvero lo stupro aggravato di Gisèle Pelicot, e rischierà quindi fino a 20 anni di reclusione penale, la giustizia dovrà tenere conto del background personale di ciascuna persona.
E in particolare, come minimo, distinguere tra coloro che sono venuti una sola volta per molestare sessualmente la settantenne, e i “recidivi”: dieci sono tornati più volte, fino a sei volte per quattro di loro.
Dopo l’accusa, da giovedì 28 novembre, sarà poi la volta della difesa, a cominciare da Me Zavarro, avvocato di Dominique Pelicot.
Il dibattimento nei confronti dei coimputati durerà poi fino al 13 dicembre. I cinque magistrati togati del tribunale avranno quindi una settimana di tempo per deliberare, con la sentenza prevista al più tardi il 20 dicembre.