Pubblicato il 20 novembre 2024 alle 00:19.
Dove vivevano i Ciclopi? Secondo Tucidide: ai piedi dell’Etna. Secondo altri mai lontano dal vulcano, e sempre in Sicilia. Polifemo era il più famoso di loro: fu lui a cui Ulisse pagò i suoi conti. Polypheme è anche il nome di uno strano ed emozionante progetto musicale. Ispirazione siciliana? Non c’è modo. Riunisce Wassim Hallal sulla darbouka (questo strumento a percussione molto diffuso nel Nord Africa) e il gamelan Puspawarna – di giocolan, ascoltiamo questo ensemble strumentale di origine indonesiana che riunisce tamburi, piatti, xilofoni, pietre cantanti, archi piegati più volte. Per quello Polifemo, COSÌ? Forse in virtù di un carattere eruttivo condiviso.
Unire le arti della darbouka e del gamelan, separate a priori da più meridiani, significa cercare punti di congiunzione, di convergenza. Ce ne sono diversi, e principalmente quella che potremmo definire una circolarità ritmica le cui porzioni di orbita sono costituite da una costellazione di sincopi. Ascoltare Il sogno di Polifemo, pubblicato all’inizio dello scorso ottobre da questa formazione ibrida: si tratta di una serie di improvvisazioni (a volte lunghe, 19 minuti ad esempio per “L’Heureux loup”, in apertura del disco) che cavalcano con la precisione di una macchina a vapore – e il suo respiro affannoso.
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