(Avignone) “È ora di cambiare la nostra visione dello stupro”, ha sostenuto martedì Gisèle Pelicot, per la quale il clamoroso processo in Francia contro suo marito e decine di uomini accusati di averla violentata per dieci anni rimarrà come quello di un “società maschilista e patriarcale che banalizza” la violenza sessuale.
Inserito alle 6:56
Aggiornato alle 9:52
Davide CORBET
Agenzia France-Presse
Cinquantuno imputati di età compresa tra 26 e 74 anni sono sotto processo da più di due mesi in questo processo emblematico delle questioni di sottomissione chimica e consenso, la maggior parte di loro per aver violentato Gisèle Pelicot, 71 anni, precedentemente sedata con ansiolitici da lei ora ex- marito, che l’ha anche violentata.
“Per me, questo processo sarà il processo della codardia”, ha ripetuto tre volte la settantenne, di fronte al suo ex marito, Dominique Pelicot, a testa bassa nel palco degli imputati.
Definito all’unanimità “il direttore d’orchestra” in questo caso, ha ammesso di averla bombardata di ansiolitici, per un decennio, per violentarla e consegnarla a sconosciuti reclutati su internet.
“Dall’inizio di questo processo ho sentito molte cose, [mais] era impercettibile…” ha continuato la principale vittima di questo processo straordinario.
“Ho sentito: “Ero telecomandato”, ho sentito: “Ho bevuto un bicchiere d’acqua, mi sono drogato”. Ma quando non hanno colpito? », protestò MMe Pelicot, diventata una vera icona femminista dall’inizio dei dibattiti, il 2 settembre, davanti al tribunale penale di Vaucluse ad Avignone (Sud), rifiutandosi di andare a porte chiuse.
“Hanno violentato!” Sento questo signore dire “un dito non è stupro”. Lascialo meravigliare! », sbottò.
Agli “ordini” di un “demone”
L’ultimo dei 51 imputati a testimoniare martedì mattina, poco prima di prendere la parola, Philippe L., 62 anni, aveva adottato la stessa linea di difesa, assicurando di essere “agli ordini” di Dominique Pelicot, un ” demone”, e che quella notte di giugno 2018 credeva di partecipare allo scenario di una coppia libertina in cui la donna fingeva di dormire.
Perseguito per “stupro aggravato”, questo sessantenne che vive di lavori leggeri di giardinaggio rischia 20 anni di reclusione penale, come la maggior parte degli altri 50 accusati, 50 uomini di età compresa tra 26 e 74 anni.
Malmenata da diversi avvocati difensori, alcuni arrivando addirittura ad accusarla di aver acconsentito, la Sig.Me La Pelicot si è difesa dall’essere stata “sotto l’influenza” o “manipolata” durante i loro 50 anni di vita insieme al marito: “Assolutamente nulla mi ha colpito! »
“Stai tormentando Madame Pelicot”, rimproverò uno dei suoi due avvocati, Mr.e Stéphane Babonneau, di fronte alle domande insistenti di Me Nadia El Bouroumi.
“Non perdonerò mai”, ha comunque assicurato MMe Pelicot: “Il signor Pelicot aveva molte fantasie, che non potevo soddisfare. […] Dato che non volevo andare in un club per scambisti, ha detto che ha trovato la soluzione facendomi dormire! Ho perso 10 anni della mia vita che non riavrò mai più. Mai ! Questa cicatrice non si chiuderà mai! », sbottò, trattenendo a stento la rabbia.
Le spiegazioni di Pelicot?
Una rabbia che nutre anche nei confronti dei coimputati, che “in nessun momento sono andati a denunciare” i fatti: “Sono venuti per soddisfare le loro pulsioni sessuali e, solo dopo, si sono detti che qualcosa non andava in questa stanza”.
E se «certi uomini avrebbero potuto essere manipolati dal signor Pelicot», sul sito coco.fr (ora vietato e chiuso) dove si ritrovavano tutti, «quando si agisce, non si tratta più di manipolazione»: « Per quanto mi riguarda, sono venuti tutti per violentarmi, questo non fa alcuna distinzione tra loro”.
“Alcuni mi chiedono scusa e posso guardarli di più negli occhi. Ma tutti hanno commesso un crimine”, ha accusato: “Per tutta la vita dovrò convivere con questo. Che gli uomini mi abbiano contaminato, dovrò conviverci per tutta la vita. Per tutta la vita», ha concluso, precisando che aspettava anche «spiegazioni» dall’ex marito.
Martedì pomeriggio doveva essere interrogato un’ultima volta, con l’obiettivo, secondo il sig.e Béatrice Zavarro, che il suo cliente spiega finalmente davvero le ragioni di questa deriva che si è accelerata negli anni, con circa 200 stupri in totale, la metà da lui stesso.
“Non possiamo lasciare questa udienza senza avere una spiegazione tangibile da parte sua, almeno per il rispetto che deve a sua moglie”, ha assicurato durante una pausa dell’udienza.
Mercoledì il processo entrerà poi nella fase finale, quella delle memorie, con prima le parti civili. Poi da lunedì, dopo due giorni di sospensione, ci sarà l’accusa del pubblico ministero, prevista per tre giorni, e infine la difesa, nell’arco di quasi tre settimane.
La sentenza è attesa al più tardi il 20 dicembre.