La Niña tornerà presto e questa non è una buona notizia

La Niña tornerà presto e questa non è una buona notizia
La Niña tornerà presto e questa non è una buona notizia
-
pubblicato su 15 giugno 2024 alle 21:47

Aggiornamento 16 giugno 2024 alle 00:45

Dopo diversi mesi di dominio di El Niño, le acque del Pacifico orientale sono ufficialmente entrate in una fase neutrale, con temperature quasi normali.


Ma questa fase non dovrebbe durare. Nelle sue previsioni più recenti, la NOAA prevede che le temperature dovrebbero continuare a scendere in modo che la transizione a La Niña possa avvenire prima del previsto.

Ricordiamo che La Niña si verifica quando le temperature superficiali nella zona tropicale dell’Oceano Pacifico orientale sono anormalmente basse.

Secondo la NOAA c’è una probabilità del 75% che il fenomeno si affermi tra agosto e ottobre. Tuttavia questo periodo, lungi dall’essere banale, corrisponde anche al picco dell’attività ciclonica nel bacino atlantico.

Perché questa è una brutta notizia?

Sebbene localizzati, i cambiamenti nella temperatura dell’acqua del Pacifico orientale hanno un impatto sulla circolazione atmosferica globale. Mentre il bacino del Pacifico potrebbe subire un calo dell’attività dei cicloni, nell’Atlantico si verificherà l’effetto opposto.

URAGANI2

Con le acque dell’Atlantico già molto calde e le condizioni favorevoli create da La Niña, si prevede che la stagione degli uragani sarà più attiva del previsto. Infatti, la presenza di forti venti in passato limitava la formazione degli uragani. Comunque l’arrivo del fenomeno è generalmente accompagnato da una variazione minore del vento. Si raccoglieranno quindi gli ingredienti per una stagione particolarmente attiva.

Un anno iperattivo

E le previsioni della NOAA riflettono questo fenomeno. Sebbene ci siano in media 14 tempeste con nome, questo numero potrebbe salire a 25 nel 2024. La stessa storia vale per gli uragani, che quest’anno potrebbero essere il doppio del numero.

URAGANI5

L’annuncio di una stagione più attiva comporta anche un rischio maggiore di impatti costieri. Vale la pena tenere d’occhio le regioni nel cuore del Golfo del Messico e sulla costa orientale americana, ma i Caraibi saranno i più esposti.

-

PREV L’IDF annuncia una “pausa tattica” quotidiana nel sud di Gaza
NEXT L’equipaggio lascia la nave bruciata dagli Houthi nel Golfo di Aden