Dopo la laurea nel 2006, è entrata nell’amministrazione George W. Bush, nel Domestic Policy Council e poi nell’ufficio del Capo di Stato Maggiore della Casa Bianca. Ha contribuito al programma del Partito Repubblicano nel 2012. Candidata per lo stato di New York nel 2014, ha vinto il suo collegio elettorale dai democratici e a trent’anni è diventata la donna più giovane mai eletta al Congresso.
Inizialmente critico nei confronti di Donald Trump (“misogino”, “demagogo”) durante la sua prima candidatura alla nomination repubblicana, Elise Stefanik si è poi trasformata in una accanita sostenitrice e clone femminile del suo nuovo mentore, adottandone la stessa aggressività. La sua difesa di Donald Trump, durante la prima procedura di impeachment, nel 2019, ha fatto esplodere la sua popolarità tra i sostenitori del presidente. Poi la premia con il titolo di “stella del partito repubblicano sui social network.
Durante l’episodio della contestazione dei risultati delle elezioni presidenziali del 2020, Elise Stefanik racconta le bugie sui brogli elettorali. Il 6 gennaio 2021 è stata tra i 147 funzionari eletti repubblicani che si sono rifiutati di certificare la vittoria di Joe Biden. Quando Liz Cheney, presidente dei repubblicani, si oppose a questa manovra, il suo partito la spodestò e nominò al suo posto Elise Stefanik. La repubblicana di grado più alto alla Camera dei Rappresentanti, diventa di fatto la numero 4 nella gerarchia del suo partito.
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L’anno scorso si distinse conducendo l’accusa, durante le udienze alla Camera e sui social, contro i direttori di prestigiose università (tra cui Harvard, sua alma mater, e il Massachusetts Institute of Technology), in seguito all’aumento dell’antisemitismo agisce nel campus. La sua domanda diretta”L’appello al genocidio degli ebrei viola le regole del [votre université] ?” e le risposte contorte dei suoi interlocutori sono diventate virali sui social network. Tre rettori universitari (Harvard, Pennsylvania e Columbia) si dimettono immediatamente.
Evocando questo jolly, durante l’incontro di fine campagna del suo campione al Madison Square Garden, la “star” Stefanik ha craccato la citazione trumpista: “Sei licenziato!” (“Sei licenziato!”). La sua ascesa non è certamente finita. La carica di ambasciatore presso le Nazioni Unite è considerata un trampolino di lancio verso posizioni più elevate.