Raffaele Fitto, futuro commissario italiano sotto tensione – Libération

Raffaele Fitto, futuro commissario italiano sotto tensione – Libération
Raffaele Fitto, futuro commissario italiano sotto tensione – Libération
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Sospettato di conflitti di interessi nel suo Paese, l'attuale ministro degli Affari europei nel governo di Giorgia Meloni, vede la sua nomina contestata dai socialisti e dai centristi europei.

Martedì 12 novembre si concluderanno le audizioni al Parlamento europeo dei ventisei commissari europei designati. I primi venti hanno superato la prova senza intoppi, ma le cose potrebbero cambiare con il grande orale dell'italiano Raffaele Fitto, ministro degli Affari europei nel governo di Giorgia Meloni. I socialisti e i centristi di Renew, infatti, vogliono che Ursula von der Leyen, presidente dell’esecutivo europeo, le tolga almeno il titolo di “vicepresidente esecutivo” responsabile della Politica agricola comune, della pesca, dei Fondi regionali e dei trasporti, con tre commissari sotto la sua responsabilità, e lo retrocede al grado di commissario semplice. È la prima volta che un incarico così importante viene affidato a un uomo appartenente a un partito di estrema destra, il che costituirebbe, secondo questi due gruppi politici, un segnale di normalizzazione a dir poco infelice.

Ma ora il principale gruppo parlamentare, il PPE (Conservatori europei), ha fatto sapere che, in questo caso, non esiterebbe ad allearsi con l'estrema destra (“i Patrioti” presieduti dal giordano RN Bardella e il “ Europa delle nazioni sovrane” controllata dai neonazisti dell’AfD tedesca) per abbattere come ritorsione un vicepresidente esecutivo appartenente a uno di questi due gruppi (socialisti o Renew). Ha già unito le sue forze per far sì che la spagnola Teresa Ribera (socialista) e il francese Stéphane Séjourné (Rinascimentale) facciano il loro provino questo martedì, ma dopo Fitto… Il PPE è un maestro nell'arte del piccolo “io” ti ho preso per il pizzetto”.

Certamente Fratelli d'Italia, il partito di Giorgia Meloni a cui appartiene Raffaele Fitto, è membro del gruppo ECR (nazionalisti conservatori), che non è isolato dietro il “cordone sanitario” come lo sono “i Patrioti” o “L'Europa delle Nazioni Sovrane”. , ma rimane comunque di estrema destra. Soprattutto l'uomo, sicuramente il meno euroscettico del governo italiano, porta con sé numerose pentole risalenti al periodo in cui presiedeva la Regione Puglia tra il 2000 e il 2005. È stato infatti processato per corruzione, assunzione illecita di interessi, finanziamento illecito. di un partito politico… Ogni volta è stato assolto o è andato in prescrizione.

Processi civili

Ma ecco qua: il quotidiano italiano Il Fatto ha rivelato il 18 settembre che ciò non aveva posto fine al procedimento civile – la prescrizione si applica solo alla parte penale – che la Regione Puglia ha avviato nei suoi confronti. Quest'ultima chiede così un risarcimento di 400.000 euro (che la Corte di Cassazione ha chiesto alla Corte d'Appello di riquantificare) per una causa di appalti pubblici riguardante la gestione di case di riposo aggiudicata ad Antonio Angelucci, titolare di cliniche private, ora deputato della Lega, e altri 189.000 euro per, secondo Il Fatto, “l'utilizzo dei fondi di rappresentanza assegnati al presidente della Regione per fini elettorali”.

Queste vicende sembrano però costituire un “conflitto di interessi” secondo il codice di condotta dei membri della Commissione Europea, dal momento che Fitto sarà responsabile dell'assegnazione dei “fondi strutturali” (aiuti regionali) alla Regione Puglia. Non rischia quindi di essere prevenuto nei confronti della sua regione d'origine, visto che i suoi processi potrebbero costargli diverse centinaia di migliaia di euro? Tanto più che un “conflitto di interessi” può semplicemente essere “percepito” per costituirsi. Come minimo, quindi, Ursula von der Leyen dovrebbe vietargli di intervenire in qualsiasi decisione riguardante la Puglia.

In ogni caso, questa vicenda potrebbe consentire agli eurodeputati socialisti e centristi di mettere in difficoltà allo stesso tempo il candidato di Giorgia Meloni e il Ppe senza dare l'impressione di toccarlo. Almeno se osano fare domande rabbiose, il che non è scontato.

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