“Ho paura che non la rivedremo più”, la studentessa iraniana arrestata in mutande sostenuta dalle femministe

“Ho paura che non la rivedremo più”, la studentessa iraniana arrestata in mutande sostenuta dalle femministe
“Ho paura che non la rivedremo più”, la studentessa iraniana arrestata in mutande sostenuta dalle femministe
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A Marsiglia si è tenuta una manifestazione a sostegno di Ahou Daryaei, uno studente iraniano arrestato perché indossava biancheria intima. La manifestazione ha denunciato la repressione dei diritti delle donne in Iran.

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Il 2 novembre, Ahou Daryaei, studentessa di letteratura francese e madre di due bambini, è stata arrestata davanti alla sua università in Iran, dopo essersi spogliata in mutande in seguito a un’osservazione sul suo abbigliamento da parte della polizia morale. Di fronte all’Università Azad di Teheran, questo gesto, seppure breve, ha avuto conseguenze immediate: Ahou Daryaei è stata arrestata, e da allora non si hanno più notizie sulle sue condizioni. Una scena filmata, ampiamente diffusa sui social, che ha suscitato un’ondata di consensi.

Così, mercoledì 6 novembre, davanti alla facoltà di giurisprudenza di Marsiglia, si è svolto un incontro organizzato da due associazioni femministe, Le Collectif 13 e Femmes solidaires. Sotto lo slogan “Per Ahou Daryae, libertà!” e “Rivoluzione iraniana: donna, vita, libertà”, i manifestanti hanno espresso solidarietà alla studentessa iraniana e alle tante donne che lottano per la loro emancipazione in Iran. Tra i cartelli esposti si vedevano messaggi forti come “Solidarietà con le donne iraniane”.

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“Donna, vita, libertà” cantano le manifestanti femministe a sostegno di Ahou Daryaei

© France 3 Provenza-Alpi

Annick, attivista femminista, è intervenuta alla manifestazione per condividere le sue preoccupazioni: “Un’amica, Chahla Chafiq, riesce a ottenere informazioni su Ahou. Ma dall’inizio del pomeriggio ancora nessuna notizia. Temo che subirà la stessa sorte di Mahsa Amini e che non la vedremo mai più. Alcuni dicono che sia stata portata in un reparto psichiatrico. Una cosa è certa: la violenza è estrema, se si considera che in Iran si contano 29 impiccagioni al giorno…

L’affermazione è chiara: “Ahou deve essere rilasciato, così come tutti i prigionieri politici”, esprime Annick. Ma non finisce qui. Lei chiede che questo diventi un affare di Stato. “Ci rivolgiamo qui ai nostri eletti che possono portare la questione al Parlamento, al Senato, al governo“.

Ricorda anche la situazione di altre donne come Narges Mohammadi, attivista iraniana premio Nobel per la pace nel 2023, ancora detenuta in Iran: “È stata rilasciata e poi imprigionata per aver rifiutato di indossare il velo. Ha iniziato uno sciopero della fame che mette in pericolo la sua vita. Il regime iraniano ritiene che le donne non abbiano alcun valore a meno che non si sottomettano alle richieste dei mullah.

Durante questa manifestazione è stata letta una poesia tradotta dal persiano per onorare la lotta delle donne iraniane. In un estratto, l’illustrazione di una realtà attuale: “Una barricata in testa, gli occhi del bambino rubati dal dittatore, la madre rubata, il padre rubato, la terra rubata”.

Per Alexandre, un altro attivista presente alla manifestazione, il gesto di Daryaei è soprattutto un atto di coraggio: “È un enorme gesto di coraggio, soprattutto se si immagina cosa gli hanno fatto alle spalle. Non posso fare a meno di immaginare cosa gli hanno fatto alle spalle, ecco perché sono venuto.”

Alexandre immagina il destino dello studente iraniano : “Abbiamo altri esempi storici di persone che hanno detto ‘no’ e hanno finito per essere represse, e questo è il suo caso. Quindi è importante che ci siano incontri in tutto il mondo per mostrare sostegno”.

Aurélien Levonian, presidente dell’Unione Rinnovamento dell’UNEF dell’Università di Aix-Marseille, esprime la sua indignazione: “Ciò che sta accadendo in Iran è catastrofico. Stiamo assistendo all’annientamento dei diritti delle donne in questo Paese”. Egli aggiunge, “Penso che non possano sopportarlo così tanto che questa debba essere l’unica soluzione per mostrare al mondo intero cosa sta succedendo.”

Questa scena, per lui, ha risonanza per tutti i giovani. “Come sindacato studentesco progressista, difendiamo i diritti di tutti i giovani, e vedere la libertà di espressione repressa in questo modo è rivoltante. Il gesto di Ahou è un atto di immenso coraggio. Quindi, a sostegno, noi abbiamo risposto all’appello delle femministe associazioni”.

La lotta per i diritti delle donne iraniane continua e la solidarietà non si indebolisce. Una nuova manifestazione, che partirà dall’alto del quartiere Réformés, è prevista per sabato prossimo, 23 novembre, in occasione della giornata internazionale contro la violenza sulle donne.

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