Definire il procuratore della CPI “antisemita” è inaccettabile

Definire il procuratore della CPI “antisemita” è inaccettabile
Definire il procuratore della CPI “antisemita” è inaccettabile
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AA / Ankara / Nur Asena Ertürk

Definire “antisemita” il procuratore della Corte penale internazionale è inaccettabile, ha dichiarato lunedì l’Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza.

“Dobbiamo rispettare il lavoro di questa istituzione e lasciare che la Corte decida senza intimidazioni cosa pensa di questa iniziativa”, ha detto Josep Borrell ai giornalisti fuori dal Consiglio Affari Esteri dell’UE a Bruxelles.

Ha anche chiesto rispetto per il lavoro della Corte penale internazionale, affermando che l’istituzione “è stata pesantemente intimidita e accusata di antisemitismo”.

“Penso che l’accusa di antisemitismo contro il procuratore della Corte penale internazionale sia del tutto inaccettabile”, ha sottolineato Borrell.

Il 20 maggio, il procuratore della Corte penale internazionale Karim Khan ha chiesto alla corte di emettere mandati di arresto contro il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e il ministro della Difesa Yoav Gallant, adducendo ragionevoli motivi di responsabilità penale per crimini di guerra e crimini contro l’umanità.

Netanyahu ha affermato che la richiesta di un mandato d’arresto è una “nuova forma di antisemitismo che si sposta dai campus alla Corte penale internazionale”.

Per quanto riguarda la sentenza della Corte internazionale di giustizia – la più alta corte delle Nazioni Unite con sede all’Aia nei Paesi Bassi – Borrell ha affermato che la comunità internazionale deve “chiedere l’attuazione” della sentenza della corte.

“Quello che abbiamo visto nelle ore successive è stato che Israele continuava l’azione militare che gli era stato chiesto di fermare […] Questa mattina, […] più di 30 persone uccise nel campo profughi durante l’attacco. È davvero un dilemma”, ha aggiunto.

Borrell ha anche detto che proporrà, durante l’incontro di Bruxelles, “di rilanciare la nostra missione civile del sistema di frontiera” a Rafah.

“Ci è stato chiesto di attivare questa missione […] e dobbiamo trovare un accordo con tutti i soggetti coinvolti. Non raggiungeremo questo obiettivo senza un forte impegno da parte dell’Autorità Palestinese”, ha spiegato Borrell.

Domenica, almeno 35 persone sono state uccise e decine sono rimaste ferite nell’attacco israeliano contro un campo profughi palestinese e diverse case nella città di Rafah, nel sud di Gaza, secondo fonti mediche e funzionari palestinesi.

L’attacco è avvenuto vicino alla base logistica dell’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi (UNRWA) a Tal al-Sultan, ha riferito il Gaza Media Office.

Israele ha ucciso almeno 35.984 palestinesi nella Striscia di Gaza dall’attacco transfrontaliero di Hamas del 7 ottobre 2023.

La campagna militare israeliana ha ridotto gran parte dell’enclave in macerie, provocando una grave catastrofe umanitaria per i 2,3 milioni di residenti dell’enclave, la maggior parte dei quali ora sono senza casa e minacciati dallo spettro della carestia.

L’attacco avviene nonostante un ordine della Corte internazionale di giustizia che invitava Israele a porre fine alla sua offensiva contro Rafah, dove più di un milione di palestinesi si erano rifugiati in fuga dalla guerra, prima dell’offensiva di terra contro la città iniziata il 6 maggio.

* Tradotto dall’inglese da Mounir Bennour.

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