Molti attivisti preferiscono l’anonimato durante le manifestazioni sul conflitto israelo-palestinese: come spiegare questo fenomeno?

Molti attivisti preferiscono l’anonimato durante le manifestazioni sul conflitto israelo-palestinese: come spiegare questo fenomeno?
Molti attivisti preferiscono l’anonimato durante le manifestazioni sul conflitto israelo-palestinese: come spiegare questo fenomeno?
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Da ieri il campus Solbosch è occupato da un centinaio di studenti, che denunciano in particolare “il genocidio in corso a Gaza”. Questo tipo di proteste ovviamente non è esclusivo del nostro Paese, ma avviene quasi ovunque nel mondo. Nel corso di queste manifestazioni, però, un elemento può destare preoccupazione: molte testimonianze vengono spesso rese in forma anonima. Ma perché questa scelta?

In un articolo pubblicato dal New York Timessi spiega che quasi ovunque nel Paese,”Gli studenti alla guida di uno dei più vasti movimenti di protesta degli ultimi decenni hanno iniziato sempre più a indossare maschere e kefiah (copricapo tradizionale indossato in Medio Oriente, ndr) palestinesi a scacchi per proteggere il loro anonimato, un obiettivo divisivo“.

Questa scelta, di protestare con il volto nascosto, segna una certa rottura con gli attivisti delle generazioni più anziane, come sottolinea il NYT. “Traevano in parte la loro forza morale da dichiarazioni assertive, anche se ciò significava mettere in pericolo il loro futuro in nome di una causa più alta.“.

Una reputazione in gioco

Il quotidiano americano aggiunge che due fattori potrebbero spiegare questa scelta di apparire “nascosta” durante questi movimenti: la reputazione e l’aspetto finanziario. “I giovani attivisti di oggi sembrano rispondere a una serie di rischi finanziari e reputazionali (…) con cui i loro predecessori semplicemente non si confrontarono“.

In un sondaggio condotto dal giornale, diverse decine di studenti hanno spiegato le loro paure.essere ‘doxxato’ (vedi la loro identità volontariamente rivelata) da organizzazioni filo-israeliane che li accusano di antisemitismo, di essere messi in risalto dai media o di apparire in video virali. Molti di loro hanno avuto esperienza diretta delle molestie online, delle offerte di lavoro rescisse o delle minacce di morte che possono seguire.“.

Problema: il fatto di vedere diversi manifestanti indossare mascherine crea una paura tra le università: quella di vedere comparire abusi antisemiti. IL NYT spiega che la gestione universitaria”il timore che rendere le mascherine un luogo comune renderà più facile per gli estranei infiltrarsi nei campus“.

Anche se martedì sera uno degli edifici dell’ULB è stato teatro di violenze durante una manifestazione, questo conflitto continua a generare una tensione più alta che mai.

Conflitto Israele-Palestina

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