Il Vietnam non condannerà presto l’invasione dell’Ucraina

Il Vietnam non condannerà presto l’invasione dell’Ucraina
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Le questioni legate alla difesa sono rimaste il pilastro di questa buona intesa: il 90% delle armi importate da Hanoi tra il 1995 e il 2015 sono russe. Oltre ad essere una preziosa fonte di assistenza militare, Mosca è anche un partner economico sempre più importante. Diverse società russe – come Gazprom e Zarubezhneft – detengono una partecipazione considerevole nel settore del gas e del petrolio del Vietnam. E gli affari funzionano: Vietsovpetro, una joint venture russo-vietnamita creata nel 1982, ha generato un fatturato annuo di 1,7 miliardi di dollari nel 2021.

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Neutralità sull’invasione dell’Ucraina

Il Vietnam, però, si guarda bene dal mostrare un sostegno diretto all’offensiva russa in Ucraina, a differenza della Birmania, che ha riesportato equipaggiamenti militari russi sul fronte ucraino per sostenere i soldati del Cremlino. Durante l’Assemblea generale delle Nazioni Unite tenutasi nel marzo 2020, le autorità vietnamite non hanno condannato l’offensiva, ma hanno ribadito a parole l’importanza del rispetto del diritto internazionale. Le ragioni di questa neutralità? Evitare di offendere i principali partner commerciali di Hanoi, Europa, Stati Uniti e Giappone. Il Vietnam non ha quindi intrapreso alcuna azione che possa essere percepita come una violazione delle sanzioni occidentali.

Il Vietnam ha deciso di mantenere i rapporti con la Russia dopo l’invasione dell’Ucraina

Per proteggersi le spalle, il Paese ha addirittura donato 500.000 dollari alle organizzazioni umanitarie presenti in Ucraina durante il primo anno di conflitto. Dopotutto, Kiev aveva sostenuto militarmente il Vietnam del Nord nella sua “Guerra di Liberazione del Vietnam del Sud” (1955-1975), in quanto membro dell’Unione Sovietica. Questo atto di equilibrio, chiamato dai leader vietnamiti “diplomazia di bambù”, consente ad Hanoi di sfruttare in modo intelligente le opportunità nate dalla competizione tra le diverse potenze.

Preoccupazioni per la Cina

Questa diplomazia multidirezionale, attentamente mantenuta, potrebbe però arrestarsi con il rafforzamento del legame strategico tra Mosca e Pechino (leggere la pagina precedente). Hanoi ha una disputa di lunga data con il suo imponente vicino, che accusa di violare la sua sovranità sulle isole Paracel e Spratly nel Mar Cinese Meridionale.

Ma i leader vietnamiti sono consapevoli della loro subordinazione militare a Mosca. La Russia sarà ancora pronta a sostenerli nella difesa del loro territorio, nonostante la sua crescente dipendenza diplomatica dalla Cina? Accetterà di ritirare le sue piattaforme di trivellazione che si trovano nella zona marittima rivendicata da Pechino?

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Essendo esclusa la rottura dei legami con Mosca, il Vietnam è consapevole che deve sviluppare la propria industria della difesa e trovare altri fornitori di armi. Da diversi anni il Paese acquista armi da Israele, Corea del Sud, Francia e Giappone. La guerra russo-ucraina ha accelerato questa politica di diversificazione. Ma liberarsi da un importante fornitore di armi è un processo che si rivela lento e costoso. Secondo un’analisi del Singapore Yusof Ishak Institute, anche se rafforzasse le sue varie attuali partnership di difesa, è probabile che il Vietnam rimanga dipendente dalla Russia per un altro decennio o due. La “diplomazia del bambù” ha ancora un futuro luminoso davanti a sé.

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