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Venezuela: l’oppositore in esilio sostiene che la sua famiglia ha ricevuto minacce

Venezuela: l’oppositore in esilio sostiene che la sua famiglia ha ricevuto minacce
Venezuela: l’oppositore in esilio sostiene che la sua famiglia ha ricevuto minacce
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L’avversario venezuelano Edmundo González Urrutia, rivale del presidente uscente Nicolás Maduro nelle elezioni presidenziali del 28 luglio, ha dichiarato venerdì dalla Spagna, dove si trova in esilio dall’inizio di settembre, di aver lasciato il suo Paese dopo aver ricevuto minacce contro la sua famiglia.

“La mia partenza dal Paese è temporanea”, ha dichiarato, affermando di essere stato “costretto a lasciare il Venezuela a causa di pressioni indicibili e minacce estreme che hanno colpito anche le persone a me più vicine” e riferendosi alla “sua vita familiare” senza ulteriori dettagli.

Dopo la contestata rielezione di Nicolas Maduro a luglio, l’opposizione ha fatto sì che il suo candidato, Edmundo Gonzalez Urrutia, arrivato in Spagna l’8 settembre per chiedere asilo, ricevesse la maggioranza dei voti.

Dopo l’annuncio della rielezione di Maduro, manifestazioni spontanee hanno provocato 27 morti e 192 feriti. Secondo fonti ufficiali sono state arrestate anche circa 2.400 persone.

“Il mondo” è venuto a conoscenza dei verbali delle elezioni e “la risposta del regime è stata quella di provocare (…) un numero allarmante di morti, perseguitare molte persone e fare molti prigionieri politici”, ha continuato Edmundo González Urrutia, durante un intervento al forum La Toja, che riunisce esponenti politici ed economici del nord-est della Spagna.

La Fondazione Carter, una ONG i cui osservatori hanno seguito le elezioni presidenziali venezuelane, ha presentato mercoledì all’Organizzazione degli Stati Americani (OAS) i documenti ufficiali relativi ai verbali del voto, che “dimostrano” la vittoria di González Urrutia, secondo la fondazione creato dall’ex presidente degli Stati Uniti Jimmy Carter.

Ha dichiarato anche Edmundo González Urrutia

Anche Josep Borrell ha menzionato questa intervista sullo stesso social network, condannando “la repressione del dissenso” in Venezuela e invocando “un dialogo inclusivo con garanzie affinché tutte le parti possano procedere verso una transizione democratica”.

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