una sentenza che mette in luce i preparativi per la repressione

una sentenza che mette in luce i preparativi per la repressione
una sentenza che mette in luce i preparativi per la repressione
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Il 31 luglio 2024, l’Alta Corte di Conakry ha emesso un verdetto definito “storico” nel processo contro gli accusati del massacro del 28 settembre 2009. Secondo l’ONU, almeno 156 persone sono state uccise a Conakry durante la repressione di una manifestazione dell’opposizione in uno stadio. Mentre la Guinea commemora questo sabato il 15° anniversario di questo tragico evento, RFI ha analizzato la sentenza. In questo documento di quasi 300 pagine, la Corte rivela alcune verità giudiziarie, sui preparativi della strage, e sul suo carattere “metodico” e “sistematico”.

La sentenza ricorda almeno “tre atti preparatori” della strage: il più importante, l’infiltrazione tra i manifestanti di quella che fu definita la “ Kaleah recluta », miliziani al soldo della giunta al potere. Questi circa 2.000 uomini furono selezionati e addestrati in un campo situato a Kaleah nella Bassa Guinea.

Nel loro verdetto i giudici hanno citato le testimonianze” inequivocabilmente » da un veterano del campo. Racconta come dal 24 settembre, 4 giorni prima della manifestazione, da 300 a 350 reclute di questo campo furono selezionate per essere prima trasportate a Conakry, poi inviate allo stadio e per partecipare alla repressione.

Secondo i giudici, diversi parenti di Dadis Camara erano coinvolti nella loro supervisione. Blaise Goumou, allora membro dei servizi speciali e già condannato a 15 anni di carcere, così come altre persone che non figuravano tra gli imputati e da allora sono state incriminate. Sono sei, di cui almeno uno è in fuga, Gono Sangaré, all’epoca amministratore personale di Dadis Camara. Non è noto se gli altri verranno ascoltati dai giudici. I loro avvocati hanno presentato ricorso contro le loro accuse.

Coordinamento del massacro

Tra gli altri atti preparatori, la Corte menziona anche il ruolo di “ 400 giovani » che era stato sorvegliato, prima del massacro, nel complesso presidenziale da Claude Pivi, allora ministro responsabile della sicurezza presidenziale. E nel terzo atto preparatorio c’è la mobilitazione degli stregoni da parte di Gono Sangaré.

I giudici insistono anche su” perfetta armonia » che ha regnato, dicono, tra i diversi attori coinvolti negli eventi. La sentenza conferma l’esistenza di un coordinamento sul campo tra i tre maggiori centri di repressione: la guardia presidenziale, i servizi speciali presidenziali e le reclute di Kaleah. Tre poli, tutti alle dirette dipendenze della presidenza. Al centro di questa galassia, Moussa Dadis Camara appare nel verdetto come denominatore comune e grande organizzatore. Il suo ruolo centrale è stabilito dai giudici in tutte le fasi delle operazioni: prima, durante e dopo la strage.

La sentenza afferma che miliziani al soldo del potere sono stati trasportati a Conakry per essere infiltrati tra i manifestanti prima del 28 settembre e che hanno preso parte al massacro.

All’inizio del processo, il ministro incaricato ha annunciato la creazione di un fondo di risarcimento provvisorio per le vittime. Ma sfortunatamente questo fondo non è mai stato utilizzato. La domanda principale che ci poniamo oggi è: esiste davvero questo fondo?

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