Algeria: per aver scoperto l’ennesimo crimine di Boumédiène contro i mujaheddin, il giornalista Farid Alilat è stato espulso dal suo Paese

Algeria: per aver scoperto l’ennesimo crimine di Boumédiène contro i mujaheddin, il giornalista Farid Alilat è stato espulso dal suo Paese
Algeria: per aver scoperto l’ennesimo crimine di Boumédiène contro i mujaheddin, il giornalista Farid Alilat è stato espulso dal suo Paese
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Il regime algerino è oggi travolto da una lunga serie di omicidi politici, soprattutto quelli commessi da Houari Boumédiène contro i veri combattenti della resistenza algerina, sia nel pieno della guerra di liberazione che dopo l’indipendenza, poi in seguito al colpo di stato. Lo Stato militare che gli ha permesso di governare l’Algeria con il pugno di ferro fino alla sua morte nel 1979.

Infatti, durante la guerra di liberazione nazionale algerina, l’“esercito di frontiera” di Boumédiène, sia esso il ramo tunisino o il clan Oujda in Marocco, non ha mai sparato un solo proiettile contro l’esercito coloniale francese. Al contrario, ha effettuato un’eliminazione sistematica dei principali esponenti della resistenza algerina, senza distinzione tra gli attivisti politici più importanti e i membri dell’Esercito di Liberazione Nazionale che si sono opposti alla macchia contro l’esercito francese. Tutto iniziò con l’assassinio del 1957 di Abane Ramdane, soprannominato l’architetto della rivoluzione algerina, che fu strangolato a morte dagli uomini di Boumédiène in una fattoria nel nord del Marocco.

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Questo è stato anche il caso del grande ed emblematico combattente della resistenza Amirouche Aït Hammouda, detto colonnello Amirouche, che, per tradimento, l’esercito di frontiera invitò a Tunisi con l’unico scopo di farlo cadere in un’imboscata tesa dall’esercito francese il cui era la bestia nera. Imboscata nella quale venne ucciso il 28 marzo 1959, insieme a quaranta dei suoi uomini.

Ma come se questo assassinio non gli bastasse, Boumédiène, divenuto capo di stato maggiore dell’esercito algerino, riesumò segretamente le ossa di Amirouche nel 1963, e invece di seppellirle con dignità nel cimitero di El Alia, dove gli eroi della guerra di riposo dell’indipendenza, li sequestrò in una cantina dove furono ritrovati solo 20 anni dopo, nel 1983, o 4 anni dopo la morte di Boumédiène. È con la complicità dell’allora capo della gendarmeria e attuale generale in pensione, Mohamed Touati (87 anni), che Boumédiène nasconde i resti di Amirouche, evitando che vengano pagati tributi a questo eroe nazionale algerino o che si possano pagare omaggio alla sua tomba.

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Basti dire che l’esercito di frontiera ha usurpato la legittimità del suo potere in Algeria, sostenendo di aver combattuto l’esercito coloniale francese, quando in realtà le truppe di Boumédiène avevano mosso guerra ai veri combattenti della resistenza algerina. Una guerra che continuò sotto forma di omicidi politici a partire dalla presa del potere di Houari Boumédiène nel 1965, in seguito al colpo di stato militare che rovesciò Ahmed Ben Bella, che rimase in prigione fino alla morte del suo assassino. Così, il 3 gennaio 1967, Mohamed Khider, uno dei nove leader storici della rivoluzione algerina (insieme a Hocine Aït Ahmed, Ahmed Ben Bella, Mustapha Ben Boulaïd, Larbi Ben M’Hidi, Rabah Bitat, Mohamed Boudiaf, Mourad Didouche e Krim Belkacem), assassinato dalla Sicurezza militare algerina, per ordine di Boumédiène, nella capitale spagnola Madrid, dove viveva in esilio dal 1963.

Krim Belkacem, un altro compagno di Khider, firmatario degli accordi di Evian e anch’egli oppositore del regime di Boumédiène, subì la stessa sorte nel 1970 a Francoforte, in Germania. Tuttavia, sono proprio le recenti rivelazioni su quest’ultimo assassinio ad aver scioccato il regime algerino in tutte le sue forme.

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Se la rivista panafricana La giovane Africa, che ha pubblicato queste rivelazioni, non è mai stato in odore di santità presso il regime algerino, Farid Alilat, il giornalista algerino, autore della suddetta inchiesta su Krim Belkacem, non è mai stato nel mirino del paese del suo regime. Questo spiega anche perché, dal 2004, può viaggiare regolarmente tra l’Algeria e la Francia senza mai preoccuparsi. Prima della sua espulsione nelle prime ore di sabato 13 aprile, la sua ultima visita ad Algeri risale alla fine di dicembre 2023.

Farid Alilat ha certamente cercato di non drammatizzare troppo la sua espulsione, per evitare che si trasformasse in un esilio totale, che gli avrebbe impedito in futuro di recarsi in Algeria, che era solito visitare più volte all’anno, professionalmente o personalmente. Ha quindi suggerito che la sua espulsione non ha nulla a che fare con la sua recente indagine sull’assassinio, nel 1970 in Germania, dello storico mujahid e oppositore del regime algerino, Krim Belkacem, ucciso da un commando inviato da Houari Boumédiène. Tuttavia alcuni credono, e logicamente, che queste siano proprio le sue recenti rivelazioni precise e ben documentate su questo assassinio politico, pubblicate sul sito di La giovane Africa il 26 marzo, che sono dietro il suo quasi esilio.

E se Farid Alilat fosse venuto in Algeria per approfondire le indagini sul caso Krim Belkacem, dopo che le autorità tedesche gli avevano aperto, per la prima volta, i loro archivi relativi al filmato di questo ennesimo assassinio ordinato da Boumédiène? Poiché aveva identificato due degli assassini di Krim Belkacem, mentre il nome del terzo assassino rimaneva un mistero, Farid Elilat sarebbe venuto in Algeria per saperne di più su questi assassini.

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Il giornalista algerino di La giovane Africa ha fornito i nomi di due assassini di Krim Belkacem, senza poter identificare il terzo. Uno, un ufficiale della sicurezza militare algerino, si chiamerebbe Hamid Aït Mesbah, e l’altro sarebbe Mohamed Ouslimani, presentato come un alto funzionario dello Stato algerino, il cui pseudonimo è Mohamed Debaï. I tre complici avrebbero utilizzato passaporti marocchini falsi per gettare vergogna sul vicino occidentale, di cui l’Algeria ha fatto il suo principale nemico dopo l’usurpazione del potere in Algeria da parte dei leader dell’esercito di frontiera.

Ben prima di atterrare venerdì 12 aprile all’aeroporto Houari Boumédiène di Algeri, Farid Alilat non sapeva ancora che la polizia di frontiera del suo paese aveva già ricevuto l’ordine di rimpatriarlo in Francia, perché sospettato di essere giunto in Algeria, non per un presunto riferire sulle elezioni presidenziali anticipate del 7 settembre 2024 (sulle quali non c’è nulla su cui affondare i denti), ma completare la propria indagine sull’assassinio di Krim Belkacem sulla base di possibili testimonianze locali. E il regime algerino ha ovviamente tutto da temere da tali indagini, sapendo che in uno degli articoli del suo dossier, Farid Alilait si chiede perché gli autori di quello che lui definisce un “crimine di stato» non sono mai stati arrestati.

Questa vicenda sottolinea il panico-paura che ogni messa in discussione della narrativa apocrifa sulla “guerra di liberazione” ispira nel regime algerino. Houari Boumédiène, il fondatore del Sistema, non ha sparato un solo proiettile contro l’esercito francese. Gli unici proiettili che ha sparato, o ha fatto sparare, erano diretti contro i veri protagonisti dell’indipendenza dell’Algeria. Nella personalità di Boumédiène ci sono tutti i difetti del regime algerino: bugie, gelosia, isteria, frustrazione, odio patologico, disagio… La gioventù algerina merita di meglio dell’eredità del Boumédièneismo.

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