Donne palestinesi piangono accanto ai corpi dei parenti uccisi in un attacco aereo israeliano, fuori dall’obitorio dell’ospedale dei martiri di Al-Aqsa a Deir al Balah, Gaza, a giugno.
Uno stato d’animo di disperazione consuma molti palestinesi nella Striscia di Gaza che vivono in condizioni umanitarie terribili, dopo aver sopportato 12 mesi di bombardamento israeliano dell’enclave.
“Abbiamo trascorso un anno in guerra”, ha detto alla CNN Abdallah Hmeida, un malato di cancro sfollato da Beit Lahia, nella città centrale di Gaza, Deir al-Balah. Hmeida ha perso i suoi genitori, suo fratello e le sue sorelle nel conflitto, ha detto.
“È un tormento. Non sappiamo dove andare e viviamo in tende”.
Nabila Shunnar, una sfollata di Sheikh Radwan, ha detto di aver trascorso l’ultimo anno “nella paura, nel terrore, nella fame e nella tragedia”.
I residenti di Gaza hanno detto alla CNN che non si aspettavano che i combattimenti si trascinassero per un anno e alcuni ora temono che potrebbero essere infiniti, poiché non vedono sforzi concreti per cementare un cessate il fuoco.
Alcuni residenti affermano di aver aspettato mesi che la guerra finisse solo per poter seppellire i loro morti o recuperare i loro resti.
Um Fadi, una donna sfollata dal nord di Gaza che ora trova rifugio a Deir al-Balah, ha detto di aver perso la speranza nella capacità del mondo di agire di fronte allo spargimento di sangue. Vivendo in tende con il marito e i cinque figli, Fadi teme per il prossimo inverno, dicendo che la sua famiglia non ha vestiti che possano ripararla dal freddo.
Per gli abitanti di Gaza sono stati 365 giorni “di sofferenza, povertà, fame, malattie, instabilità e mancanza di sicurezza”, ha detto alla CNN.
“Siamo corpi senza anima”, ha aggiunto.
