Al processo RN, la “serenità” di Marine Le Pen, la leggerezza di Bruno Gollnisch – L’Express

Al processo RN, la “serenità” di Marine Le Pen, la leggerezza di Bruno Gollnisch – L’Express
Al processo RN, la “serenità” di Marine Le Pen, la leggerezza di Bruno Gollnisch – L’Express
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“È la ricostituzione di una lega disciolta!” Bruno Gollnisch sembra felice questo lunedì, 30 settembre, davanti al Tribunale penale di Parigi. L’ex deputato del Fronte Nazionale bacia i suoi ex compagni venuti ad assistere, come lui, al processo sul caso degli assistenti parlamentari del Raggruppamento Nazionale. Ventisette imputati sono accusati di aver sottratto fondi stanziati dal Parlamento europeo per pagare i dipendenti dei partiti. I magistrati sospettano che i rappresentanti della RN abbiano messo in atto “in modo concertato e deliberato”, tra il 2004 e il 2016, un “sistema di diversione”, convalidato da Marine Le Pen, delle buste (21.000 euro al mese) stanziate dalla Unione Europea a ciascun deputato di pagare gli assistenti parlamentari. Il Parlamento europeo, costituitosi parte civile, ha stimato i danni in 6,8 milioni di euro nel periodo 2009-2017.

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Al secondo piano del Tribunale, l’aula è gremita mentre gli imputati Frontisti arrivano a fiumi e si accalcano in prima fila, dove si è già installata Marine Le Pen, tra la sua amica Catherine Griset, deputata europea, e Nicolas Hook, contabile del partito e chiave uomo coinvolto in questa vicenda, il cui processo durerà fino al 27 novembre. Il capo dei deputati RN viene deferito al tribunale per appropriazione indebita e complicità in appropriazione indebita di proprietà pubblica. Rischia fino a dieci anni di reclusione, 150mila euro di multa e, soprattutto, dai cinque ai dieci anni di ineleggibilità.

Julien Odoul, Louis Aliot, Jean-Marie Le Pen sul banco degli imputati

Al suo fianco, diversi rappresentanti del partito di estrema destra, come l’ex tesoriere Wallerand de Saint Just, il sindaco di Perpignan Louis Aliot, i deputati Timothée Houssin e Julien Odoul, e anche Jean-Marie Le Pen, che non sarà presente non al processo per motivi di salute. Questo sabato, secondo le informazioni di Mediapart, l’ex presidente del Fronte Nazionale, sempre dotato di un certo tempismo, si è tuttavia preso la libertà di cantare una canzone a casa sua, circondato da numerosi attivisti neonazisti. Marine Le Pen, informata dai media investigativi, ha fatto sapere che sarà presentata una denuncia per “abuso di debolezza”.

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Ma per ora è una questione completamente diversa di cui dovrà preoccuparsi. La deputata del Pas-de-Calais, che dovrebbe prendere posizione lunedì 14, martedì 15 e mercoledì 16 ottobre, si dice “serena” e sostiene di non aver violato alcuna regola. “Abbiamo molti argomenti da sviluppare per difendere quella che mi sembra essere la libertà parlamentare che è in gioco in questa vicenda”, ha dichiarato brevemente alle telecamere questo lunedì, prima di precipitarsi nella stanza. udienza insieme al suo avvocato Rodolphe Bosselut. Non si tratta più, però, di denunciare un “processo politico”. L’espressione sembra essere stata cancellata, con un po’ di difficoltà, dal vocabolario della difesa frontista. “Si tratta di un processo contro un partito politico da parte di un avversario politico (in questo caso, l’ex presidente socialista del Parlamento europeo, Martin Schulz)”, tenta di sostenere Alexandre Varaut, vicino a Marine Le Pen, oggi deputato europeo. Parlamento ma che lavorò a lungo sul caso come avvocato.

Il ruolo degli assistenti parlamentari in questione

La linea di difesa è stata valutata a lungo da Marine Le Pen e da coloro a lei vicini. I frontisti intendono mettere in discussione la linea dell’Ufficio europeo per la lotta antifrode (OLAF), che ha aperto un’indagine preliminare nel 2016 dopo essere stato deferito dal Parlamento europeo, e la definizione data dal Parlamento europeo del ruolo dell’assistente parlamentare o deputato dell’opposizione. “È del tutto normale che un assistente parlamentare svolga funzioni all’interno del partito, è solo una differenza di concezione politica tra noi e la Germania, ma la nostra posizione non è in nessun caso riprovevole”, assicura un caro amico del capo. Interrogati in televisione, i dirigenti dei partiti, incaricati di diffondere la buona parola, hanno tagliato corto, assicurando che è preferibile attendere la fine del processo “per ottenere risposte”, o citando come esempio il processo MoDem, in cui François Bayrou era stato assolto.

Perché la scadenza è imbarazzante, in un momento in cui Marine Le Pen e RN intendono proporsi come unica risorsa e opposizione credibile al governo Barnier, e i dirigenti temono le ripercussioni mediatiche del processo. “Certo che ci vorrà tempo ed energia, e di questo ne parleremo solo per un mese”, lamenta una persona vicina allo chef. Marine Le Pen assicura che cercherà di presenziare al processo il più spesso possibile, ritenendo che, visto il suo ruolo di eurodeputata e leader non ufficiale del gruppo, al momento, sia lei ad avere la visione più ampia sulla questione. “Risponderò a tutte le vostre domande”, ha dichiarato lunedì al presidente della Corte. Bruno Gollnisch, dal canto suo, vuole continuare a crederci: nonostante i due mesi di processo, la RN manterrà sempre “la testa alta e le mani pulite”. E in caso di condanna? “Dovrai portarmi solo delle arance in prigione” ride l’erede decaduto di Jean-Marie Le Pen.

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