La petizione di Yann Arthus-Bertrand contro la caccia con i segugi raccoglie quasi 65.000 firme

La petizione di Yann Arthus-Bertrand contro la caccia con i segugi raccoglie quasi 65.000 firme
La petizione di Yann Arthus-Bertrand contro la caccia con i segugi raccoglie quasi 65.000 firme
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Dopo l’intrusione di sei cani nella sua proprietà a Les Mesnuls (Yvelines), il fotografo Yann Arthus-Bertrand ha diffuso una petizione per vietare la caccia con i segugi nella foresta di Rambouillet. “Niente di meno”, soffoca in un comunicato la società Vènerie, che denuncia il “radicalismo” dell’approccio. Questa associazione con sede a Parigi (III) rappresenta tutti i cacciatori in Francia.

Pubblicata il 21 dicembre sulla piattaforma chang.org, la petizione ha raccolto quasi 65.000 firme questo lunedì sera. La valle della Millière, di proprietà di Yann Arthus-Bertrand, è un’area naturale di quasi 30 ettari che ospita da quattro anni il progetto di rewilding portato avanti dall’associazione della Valle della Millière. Cervi e cervi – secondo il fotografo una trentina – trovano regolarmente rifugio lì.

Il 7 dicembre, durante una battuta di caccia organizzata dal rally Bonnelles-Rambouillet, sei cani si sono staccati dal branco e sono entrati nella proprietà, spaventando i cervi. È stata sporta denuncia alla gendarmeria di Montfort-L’Amaury. La petizione chiede il “rigoroso rispetto della proprietà privata” e l’istituzione di “un piano di uscita per la cessazione definitiva della caccia con i segugi entro il 2030 nella foresta di Rambouillet”.

Il documento ricorda che secondo un decreto ministeriale e comunale la caccia a Les Mesnuls deve fermarsi a 400 metri dalle abitazioni.

“Yann Arthus-Bertrand vieta la caccia, secondo lui, per proteggere la biodiversità. E’ un suo diritto. Fortunatamente, nel resto della foresta la caccia è autorizzata, altrimenti la regolamentazione della fauna selvatica sarebbe compromessa e la convivenza con le attività umane sarebbe messa a repentaglio», commenta la Société de vènerie, elencando i rischi di danni alle colture. , gli incidenti stradali e la concentrazione di animali “che favorirebbero la diffusione di epidemie dannose per le specie stesse”.

L’associazione ritiene inoltre che “gli animali selvatici che popolano il massiccio forestale vi si muovono liberamente, non sono proprietà di nessuno. “Spetta al proprietario della valle della Millière accettare questo stato di cose”, ha aggiunto nel suo comunicato stampa. Yann Arthus-Bertrand, dal canto suo, ritiene che la caccia, “pratica arcaica e incontrollabile”, costituisca “un’attività ricreativa per un’élite e non una pratica normativa necessaria”.

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