Recensione film: “Una gioventù francese”: nell’arena come nella vita

Recensione film: “Una gioventù francese”: nell’arena come nella vita
Recensione film: “Una gioventù francese”: nell’arena come nella vita
-

Sulle coste del Mediterraneo, nel cuore della Camargue francese, una tradizione le cui origini risalgono al XVI secoloe secolo, vede uomini e tori confrontarsi nell’arena in un faccia a faccia tanto pericoloso quanto impressionante.

Qui, a differenza della corrida, spettacolo crudele praticato nella Plaza de toros di Madrid, nessuna bestia viene messa a morte, essendo queste piuttosto elevate allo status di « rois »oltre ad essere spesso rappresentato sulle statue che ornano le rotonde. Nella corsa della Camargue, gli atleti – che vengono chiamati raseteurs – si sforzano di rimuovere, utilizzando ganci, nastri e altri attributi premiati attaccati alla testa e alle corna del cocardier, piuttosto che ferirlo e metterlo fuori gara.

Questo teatro di aggraziate occupazioni, che spesso assumono l’aspetto di un balletto abilmente orchestrato, è al centro del documentario Un giovane francesedi Jérémie Battaglia.

Dopo aver raccontato il dietro le quinte della preparazione della squadra canadese di nuoto sincronizzato alle Olimpiadi di Rio Perfetto (2016), il cineasta del Quebec si concentra questa volta sui destini di due amici raseteur, Jawad e Belka, francesi di origine nordafricana che devono, per elevarsi ai vertici della loro disciplina, affrontare quotidianamente non solo i pericoli dell’arena, ma anche i pregiudizi e il razzismo di cui sono spesso vittime gli immigrati in Francia, in particolare coloro che si impegnano in una tradizione così lontana dalla loro cultura di origine.

Come nel suo precedente documentario, Jérémie Battaglia privilegia l’aspetto umano dietro la performance, concentrandosi soprattutto sui sogni, le delusioni, il percorso familiare e gli ostacoli che costellano il cammino dei due protagonisti. Mentre Jawad, vittima di un grave infortunio, è costretto a mettere in discussione il suo futuro sportivo, Belka vede i suoi sogni di diventare campione francese compromessi dai sacrifici necessari per il sostentamento della sua famiglia.

Il regista alterna così le toccanti testimonianze dei due uomini alle scene quotidiane di superamento di se stessi che la corsa della Camargue comporta, intrecciando poco a poco i fili di una storia incentrata sul ruolo e il potere dello sport nell’integrazione e nella ricerca dell’identità.

La messa in scena, raffinata e fluida come la danza che mette in risalto, privilegia effetti di slow motion e moltiplica le inquadrature originali per evidenziare la tensione e i pericoli insiti in questo sport, proprio come i momenti di scoraggiamento ed esaltazione. La macchina fotografica cattura i volti, si avvicina alle persone, ai costumi, ai passi e ai colori, sottolineando la ricchezza e la bellezza delle tradizioni.

Queste coreografie, interne ed esterne, sono arricchite anche da una colonna sonora ricca di sfumature e contrasti di Armand Glowinski. Un documentario commovente che, come la disciplina sportiva che mette in risalto, ha il potere di aprire gli occhi oltre che il cuore.

Un giovane francese

★★★ 1/2

Documentario di Jérémie Battaglia. Canada (Québec), Francia, 2024, 84 minuti. Nella stanza.

Da vedere in video

-

PREV nessuna traccia del multiverso nella prima sinossi del film Marvel
NEXT Voto 25%, questo film torrido punito dalla critica ha avuto un enorme successo al cinema con oltre 550 milioni di dollari: alza la temperatura gratis su TF1+