“Parigi un Primo Maggio”, di Vanya Chokrollahi e Romain Rampillon: la nostra recensione

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Di François Ekchajzer

Pubblicato il 19 maggio 2024 alle 8:00

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ESei felice? » Sessant’anni dopo Chris Marker e Pierre Lhomme, autori di Bel maggio, Vanya Chokrollahi e Romain Rampillon sono andati per le strade di Parigi per chiedere ai passanti com’è la vita. Dalle torri della Défense ai vicoli del parco Montsouris, passando per Montmartre e l’Île de la Cité, donne e uomini di tutte le età, tutte le origini e tutte le condizioni evocano le loro gioie, le loro paure, le loro speranze, la loro rabbia, il loro rapporto conflittuale con la politica, il loro attaccamento alla famiglia, all’amicizia e all’amore.

Il riferimento al film dei grandi, esplicito anche nella scelta del bianco e nero, non è dei più leggeri; soprattutto perché questo monumento del “cinema verità” ha ispirato numerosi registi a partire dal 1963, con diversi gradi di successo. Ma scacciamo dalla nostra mente l’ombra di Bel maggio e saremo sedotti dalla piccola musica di questo grazioso documentario, di grande dolcezza e bella energia, servito dalla freschezza dei volti e dalla franchezza delle parole spigolate. Un’opera meno ambiziosa del suo modello, scandita da sequenze elegantemente montate su brani di Bach.

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