Babbo Natale è spazzatura
Se sei uno di quelli che ribatte ai propri amici amanti della tripaille “Oh, io lo sai, sangue per l’amor del sangue…”non è questa terza opera che ti riconcilierà con la saga Terrificante. Eppure, con un budget onesto, rimane un bisserie squattrinato infiltrato tra i pezzi grossi del botteghino, il cui unico scopo è commettere la carneficina più sadica e malvagia possibile. Il fenomenale successo del film precedente non fa altro che perfezionare il suo camuffamento: Terrificatore 3 nasconde molto meglio le sue origini fai-da-teche ormai ne fa un predatore perfetto, pronto a scuotere seriamente i profani e infastidire i detrattori del genere.
È semplice: sembrerebbe quasi un film in studio. Ovviamente, Damien Leone ha sentito le critiche mosse al suo (anche lui) precedente lungometraggio. La durata è stata leggermente ridotta, il ritmo è stato affinato e la foto diventa più scintillante. Sebbene continui a sviluppare vagamente la mitologia attorno al suo antagonista, non lo interpreta più Artigli della notte dei poveri e ci risparmia un faticoso climax. Solo la recitazione, per alcuni recidivi, rimane incerta, con una eccezione ovviamente.
Ben consapevole che ormai gioca nelle grandi leghe e che il suo lavoro resterà un brutto intruso, il regista esagera con l’impostura: Terrificatore 3 è in superficie un film natalizio carino e scorrevole, che potrebbe persino dare l’impressione di inserirsi nel cosiddetto settore rispettabile. Solo che non è affatto così e che i buoni sentimenti attesi sono mimati da un clown genocida, interpretato sempre da David Howard Thornton.
Una nota di intenti sarcastica portata in vita con entusiasmo (vogliamo i bicchieri d’abete!) e che perdona le solite scorie. Non sorprende che, interamente articolato attorno ai suoi effetti protesici e alla bassa provocazione della fronte, il film non brilli con la sua sceneggiatura, che non menzioneremmo nemmeno se non la trattasse con tanta serietà.
Qualcuno può pensare ai bambini, per favore?
Seguiamo quindi sempre Sienna (Lauren LaVera), leggermente traumatizzata dal metodico massacro di tutti coloro che la circondano, cosa che possiamo capire. Ora sotto i riflettori, cerca di trascorrere un Natale normale con i pochi membri della famiglia che le sono rimasti. Ovviamente, Art e il suo aiutante zombie non potranno fare a meno di rovinare la festa. Questa è la scusa. Il principio rimane lo stesso: L’arte decima praticamente qualsiasi cosa sul suo cammino e/o ha un midollo spinaleutilizzando varie armi, che in questo episodio vanno dalla tradizionale motosega (finalmente!) a strumenti più originali.
Se sei una di quelle persone che sanno apprezzare un peeling viso ravvicinato, questa terza opera manterrà le sue promesse. Non che il lungometraggio riesca a salire di un livello superiore all’estenuante sequenza della camera da letto di Terrificante 2 – cosa che sembra impossibile in questa economia – ma distribuisce meglio gli abusi subiti dai suoi pezzi di carne (chiamati anche personaggi) e offre alcune sequenze almeno altrettanto deliziose, in senso letterale e figurato. La scena della doccia e il suo umorismo nero estremo stanno già deliziando i media americani. Tanto peggio per il suggerimento caro a Hitchcock.
Sì, la saga forse ha già raggiunto il suo limite massimo per quanto riguarda gli effetti gore, ancora impressionanti, firmati dallo stesso Leone. Ma lei compensa ampliando il suo repertorio di provocazioni. Non solo Terrificatore 3 si diverte a dirottare i simboli religiosi in stile Mel Gibson, ma attacca i bambini piccoli sin dal suo primo crimine. Il sotterfugio è piuttosto rozzo, per ovvi motivi, ma è sicuro che è stata la goccia di sangue a far traboccare il vaso agli occhi della commissione francese del CNC, che gli ha assegnato un rarissimo Divieto per i minori di 18 anni. Una sanzione che sembra un trofeo.
I suoi desideri di trasgressioni molto stupide e molto molto malvagie fanno tuttavia parte della tradizione del grand guignol (non male no, è francese) e dei deliri di Herschell Gordon Lewis: Terrificatore 3 hackera il sistema Hollywood nel suo insieme, dal suo circuito distributivo ai suoi codici leziosi, per ridurlo meglio a brandelli, per mostrare meglio le sue viscere nascoste dietro buoni sentimenti e luoghi comuni, non molto più scintillanti delle nostre.