Man mano che avanzano attraverso le formule promozionali, i piloti incontrano un momento in cui si rendono conto di possedere il livello richiesto per competere in F1. Per Liam Lawson, che ha gareggiato in 11 Gran Premi e quest’anno correrà al fianco di Max Verstappen, quel momento è arrivato durante il suo primo fine settimana al vertice, a Zandvoort nel 2023.
“Penso che per me sia successo a Zandvoort quando mi sono messo al volante per la prima volta e ho gareggiato in un Gran Premio” Lawson ricorda. “Direi che è stato subito in gara, quando combatti con le macchine, è qualcosa che conosci, mentalmente come pilota.
“Facciamo tutta la preparazione e cose del genere prima di una sessione ma, nel momento in cui si spengono le luci, cadi in uno stato d’animo in cui è lo stesso stato d’animo in cui stavi gareggiando in Formula 1 o gareggiando sui go kart in Nuova Zelanda .”
“È la stessa mentalità che hai quando vai a correre. Direi che non è cambiato da quando ero ragazzino, ho sempre pensato di poter diventare un pilota di Formula 1”.
Lawson ha fiducia nel suo lavoro e non pensa che questa fiducia sia un dato di fatto, ma piuttosto qualcosa di innato: “Penso che sia qualcosa con cui si nasce oppure no. Voglio dire, sono fortunato ad esserci nato e ho sempre avuto questa convinzione.
“Penso che se combatti al centro o in testa al gruppo, ad essere sincero, non è diverso… la prestazione, come pilota, che cerchiamo di ottenere durante il percorso. di un fine settimana di gara è la migliore prestazione possibile che possiamo ottenere”.
“In una sessione di qualifica, è il miglior giro possibile che puoi fare. Che tu sia in un top team o in un team di metà classifica, puoi posizionare la tua vettura solo fino a un certo punto della griglia”.
“Ma finché finisci questo round e senti di aver fatto il miglior lavoro possibile alla fine del fine settimana, il tuo risultato sarà qualunque sarà. Se guardiamo al Qatar, ad esempio, “sento che in qualifica, onestamente, soprattutto nelle qualifiche Sprint, è stato il miglior lavoro possibile che avrei potuto fare”.
“Ma poi guardiamo una sessione in Brasile dove piove e ora siamo tra i primi cinque e cose del genere cambiano. Quindi penso che in una macchina di punta l’approccio sia lo stesso. Cerchi di fare ed eseguire il miglior lavoro possibile. L’unica cosa che cambia è dove sei.”