Cos’è questa serie inaspettata e sanguinosa che ha spopolato su Netflix?

Cos’è questa serie inaspettata e sanguinosa che ha spopolato su Netflix?
Cos’è questa serie inaspettata e sanguinosa che ha spopolato su Netflix?
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Qui ci lamentiamo regolarmente di un catalogo Netflix che troppo spesso ruota attorno a una produzione generica, ma dobbiamo anche sapere quando sbagliamo. Nelle ultime settimane, la piattaforma di streaming ci ha smentito. Fra Proseguire alla fine dell’anno e all’inizio del 2025 che inizia in modo molto forte Alla vita O I giorni di Sakamotoil servizio SVoD ce lo ha mostrato quantità potrebbe ancora rima con qualità. E non finirà ancora perché tutti, noi compresi, siamo appena caduti sotto l’incantesimo di una nuova serie: All’alba dell’America.

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Chi c’è dietro?

Primordiale americanodal nome originale, è una creazione di Mark L. Smith, emerito sceneggiatore che ha partecipato in particolare alle sceneggiature di The Revenant, Twisters, Martyrs o Overlord. Solo questi esempi possono già darvi un’idea del contenuto dello spettacolo, ma ne parleremo più nel dettaglio. La produzione è stata affidata a Peter Berg, l’uomo dietro Acque profonde, 22 miglia, Caccia a Boston, Sangue e lacrime…anche qui in questa filmografia si nasconde un indizio e non si tratta di Mark Wahlberg.

All’alba dell’America racconta la collisione tra la piccola storia e la grande Storia del nascita del West americano, quando una donna e il suo giovane figlio cercano a tutti i costi di attraversare l’Occidente mentre la zona è un campo di battaglia tra coloni espansionisti, milizie mormoni che vogliono rivendicare la Terra Promessa e nativi americani pronti a tutto per difendere le loro terre.

©Netflix

È quasi incomprensibile scoprire questa serie così tardi quando, al di là di un western diretto da Berg – che non è il primo ad arrivare – il casting stesso giustificava una campagna promozionale molto più intensa. Taylor Kitsch (John Carter, il vero detective), Betty Gilpin (GLOW, La Caccia), Danese DeHaan (Lo straordinario Spider-Man 2, Valérian), Jay Courtney (La squadra suicida, Jack Reacher), Shea Whigham (Missione: impossibile 7), Kim Coates (Figli dell’anarchia) e molti altri. Che li conosciate tutti per nome o meno, ci troviamo di fronte ad un cast di “ rosso » molte volte incrociato e talentuoso.

Per quello All’alba dell’America cartone?

Non bisogna aspettare la fine dei sei episodi che compongono questa miniserie per capire perché ha trovato così presto il suo pubblico. Sebbene il genere western non sia il più popolare, lo è ritratto di un’America agli esordi dove la moralità non può competere con l’interesse personale, favorisce una moltitudine di intrighi attorno a personaggi senza legge. E Smith ha il naso cavo nel lasciare che i soliti conflitti tra cowboy e indiani o tra cowboy e cowboy ci interessino a una terza forza presente: i mormoni.

Da lì troveremo temi classici, ma sempre interessanti da approfondire : avidità, fanatismo religioso, redenzione, vendetta, ecc. Lo scenario sa catturarci tanto con la fuga di un piccolo gruppo eterogeneo attraverso territori (davvero) selvaggi, quanto con la guerra per il potere tra i tre campi. Non stiamo dicendo che ogni aspetto dello scenario sia impeccabile, tuttavia nessuna delle sue sfaccettature può essere descritta come riempitiva e vogliamo vedere la conclusione di ogni segmento. Berg e Smith padroneggiano il ritmo e i colpi di scena in modo che ogni episodio ci offra un interrogativo sulle forze presenti, sulle azioni di ciascuno e sui nuovi problemi che sicuramente sorgeranno.

©Netflix

Tuttavia, questo sarebbe sufficiente perAll’alba dell’America spicca tanto nel panorama attuale delle serie TV quando tutti gli occhi erano puntati sull’imminente arrivo di Separazione stagione 2? Non nascondiamolo, quello che risalta qui è l’ultraviolenza che vi regna. Fin dal primo episodio, la scena è ambientata con a sanguinoso massacro di diversi minuti in sequenza. E questo è solo l’inizio.

La serie Netflix non intende risparmiarci nulla tra cadaveri, mutilazioni ed eventi traumatici. La violenza è estremamente visiva, suggerendo un’America futura fondata sull’immoralità da parte di uomini che hanno perso da tempo la loro umanità. La barriera tra l’individuo e l’animale è spesso labile, come se l’obiettivo potesse essere solo la trasformazione, essendo in ogni caso divenuta impossibile ogni comunicazione. Uno stato selvaggio in cui il buono deve diventare il cattivo se vuole sopravvivere.

È l’ultimo punto che fa All’alba dell’America così avvincente: un gran numero di protagonisti e, tuttavia, ognuno ha un ruolo importante da svolgere nella storia. Che tu li ami o li odi, lo scenario non dimentica nessuno e non vediamo l’ora di arrivare alla fine per scoprire chi sarà l’ultimo uomo, o donna, a restare in piedi. Qui abbiamo un western che ha ingerito codici moderni per offrirci una storia avvincente, sia narrativamente che visivamente (nonostante la fotografia molto noiosa). Un’esperienza di cui non ti pentirai.

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