cosa cambierà concretamente l’accordo tra Sacem e Deezer

cosa cambierà concretamente l’accordo tra Sacem e Deezer
cosa cambierà concretamente l’accordo tra Sacem e Deezer
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Non tutto è perfetto, ma la società che gestisce i diritti d’autore e la piattaforma di streaming francese hanno siglato un accordo che dovrebbe consentire di andare verso un sistema più equo che non paghi solo gli artisti più ascoltati.

Deezer è uno dei pochi player del settore a mandare segnali positivi verso gli artisti. Foto Stéphane Mouchmouche/Hans Lucas

Di Jean-Baptiste Roch

Pubblicato il 16 gennaio 2025 alle 18:26

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CNon è ancora il modello ideale, ma stiamo facendo progressi. L’annuncio di ieri dell’accordo tra Deezer e Sacem segna un positivo passo avanti nel lento cammino verso una remunerazione giusta e dignitosa per i musicisti sulle piattaforme di streaming. Concretamente, Sacem, colosso francese nella gestione collettiva dei diritti di creatori ed editori in tutto il mondo, adotta il cosiddetto modello di ridistribuzione dei diritti d’autore “artist centric” implementato su Deezer in Francia.

La piattaforma francese può vantarsi di essere da anni uno dei rari player del settore a impegnarsi per inviare segnali positivi agli artisti. Uno dei suoi primi passi è stato quello di promuovere un’alternativa all’attuale sistema pro rata, il che significa che un artista viene pagato in base alla sua quota di mercato sulle piattaforme. A questo sistema “market centric”, che favorisce eccessivamente gli artisti più ascoltati, Deezer oppone da diversi anni lo “user centric”, un sistema centrato sull’utente, il cui abbonamento dovrebbe solo remunerare gli artisti che ascolta, e non agli artisti più ascoltati sulla piattaforma. Un sistema in apparenza più equo, anche se uno studio del National Music Center evidenzia effetti limitati per gli artisti più bisognosi. Almeno simbolicamente, il gesto doveva essere accolto con favore.

Nuovi effetti perversi

Con il sistema “artist centric”, Deezer sta cercando di affinare il suo approccio per correggere gli effetti perversi del sistema di distribuzione del valore sulle piattaforme, che sopravvaluta l’hype e incoraggia il “falso ascolto”, richiedendo la generazione di milioni di ascolti da scroccare. qualche misero euro. Testato dal 2023, nell’ambito di uno stretto accordo siglato da Deezer, ma anche Spotify nell’aprile 2024, con le major Universal, Warner e l’indipendente Wagram, il sistema introduce ora un aumento di remunerazione per i titoli attivamente cercati dagli utenti o scoperti in un Playlist di Deezer e non da un algoritmo.

Un altro “boost” (uno streaming vale due), anche questo algoritmico, viene applicato anche agli artisti che accumulano più di mille ascolti al mese, da almeno cinquecento ascoltatori diversi. “Un modo per aumentare il valore della creazione artistica”, vogliamo credere in Sacem, che si accompagna anche alla “pulizia” effettuata da Deezer di tutte le tracce contenenti rumore o suoni funzionali (rumore bianco, fiati, ecc.), che abbassano il valore degli stream.

Per limitare l’effetto crescente degli “intensive users”, queste comunità di fan che ascoltano a ripetizione i brani dei loro artisti preferiti – spesso i più grandi, spesso i rapper – così come dei “bot” che generano artificialmente ascolti, il sistema “artist centric” ” stabilisce infine un limite alla partecipazione di ciascun utente, fissato a mille stream al mese. Secondo Deezer, in media, un utente genera seicento riproduzioni al mese. Tante misure che sembrano quindi andare nella giusta direzione.

Resta il fatto che alcune case discografiche sono ancora riluttanti ad approvare il modello. E una parte dell’industria deplora i nuovi effetti perversi, nonché la negazione della filosofia “user centric”, così promossa da Deezer. È il caso delle etichette indipendenti riunite all’interno di Félin (Federazione Nazionale delle Etichette Indipendenti). In un comunicato stampa di fine 2023 già deploravano un accordo senza consultazione tra operatori internazionali, dal quale i nuovi livelli escludono, “di fatto, una parte significativa di artisti emergenti, ma “professionali””. Musicisti agli inizi e che naturalmente vegetano sotto i mille ascolti mensili. Per questi in particolare il modello resta ancora da perfezionare.

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