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Giuseppe Verdi (1813-1901): Aïda, opera in quattro atti su libretto di Antonio Ghislanzoni, su soggetto di Camille Du Locle e Augsute Mariette. Regia: Robert Carsen. Scenografia: Miriam Buether Costumi: Annemarie Woods. Luci: Robert Carsen e Peter Van Praet. Coreografia: Rebecca Howell. Con: Famiglia Kim (il Re); Agniezska Rehlis (Amneris); Elena Stikhina, soprano (Aida); Francsco Meli, tenore (Radames); Solomon Howard, basso (Ramphis); Ludovic Tézier, junior (Amonasro); Andrew Presno, tenore (A Messenger); Francesca Chiejna, soprano (Sacerdotessa). Coro (direttore del coro: Benjamin Marquise Gilmore) e Royal Opera House Orchestra, direttore: Sir Antonio Pappano. Regia: Peter Jones. 1 Blu-ray Opus Art. Registrato alla Royal Opera House di Londra nell’ottobre 2022. Sottotitoli in inglese, francese, tedesco, italiano, giapponese, coreano. Opuscolo di presentazione di 8 pagine in inglese. Durata: 157:00 (opera) 00:10 (bonus)
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Nel 2022 non è più tempo di esotismo per l’opera che Verdi creò al Cairo nel 1874 per l’inaugurazione del Canale di Suez. L’Aida di Robert Carsen per Covent Garden non è più una brochure turistica.
Lo stato attuale del mondo ha ispirato il regista canadese a realizzare questo film Aida al centro del potere militare, per di più, di uno stato totalitario. Niente piramidi, niente templi, niente Nilo sotto le stelle… I profumi degli esterni lasciano il posto agli interni afosi. Gli eroi verdiani sono confinati in un edificio di cemento che sembra un rifugio antiatomico dotato di sala consiliare, sala da pranzo, sala comune, cripta (per la benedizione delle armi), fiamma del milite ignoto, riserva di bombe. Abiti da lavoro e uniformi sono richiesti in una scenografia algida, decisa a condensare alcune dittature contemporanee in vigore o in divenire. In questo luogo quanto mai esplicito, dove il prestigio dell’uniforme detta legge all’immaginazione sartoriale, Carsen circoscrive facilmente con una linea la sua leggendaria leggibilità di una regia di attori: clandestini di un virilismo dedito ai saluti militari, gli intimi tormenti dei principali trio si rivelano con un bellissimo senso di suspense.
Delle due eroine rivali, Carsen fa due donne ugualmente schiacciate dal potere. Entrambe le attrici coinvolgenti, Elena Stikhina (le sue note alte potenti e radiose hanno già affrontato Salomé con Michieletto) e Agniezska Rehlis (una curva vocale lontana un mondo dalle dive della polizia di un’epoca passata) producono ciascuna a modo suo intensi momenti di emozione. Dopo un “Celeste Aida” tutto in chiaroscuro, Francesco Meli sprigiona il sottile eroismo di un Radamès corteggiato da tutti, preso suo malgrado nelle congiunte trappole dell’amore e della gloria. Con una formidabile seduzione vocale e fisica, Ramfis di Soloman Howard impressiona in modo diverso sotto il kepi che sotto la pianeta. Ludovic Tézier ovviamente sbriga un Amonasro più in linea con la tradizione. Il Re (Insung Kim), la Papessa (Francesca Chiejna), il Messaggero (Andrés Presno) e persino il coro del Covent Garden sono impeccabili. Come al solito, Antonio Pappano veglia sul suo cast con lo stesso amore con cui vigila sulla celebre partitura, molto legato alla sua intimità, così come ai suoi climax catastrofici (il soffocante oscuro Atto IV).
La cosiddetta scena del trionfo non delude, poiché l’estetica pomposa spesso in vigore in quest’opera occasionale viene vantaggiosamente sostituita da un catalogo molto nauseante: cimitero di bare, rintocchi di campane per i morti (trombe provvidenziali), passi d’oca, video di esazioni guerresche … Dall’alzarsi del sipario alla sua caduta, con la sua impressionante inquadratura finale liberata da ogni traccia umana, con il suo arsenale di bombe silenziose sulla parola Ritmo che conclude l’opera, classificheremo il messaggio diAida di Carsen come “fratello d’armi” di quello, così toccante, che nel 1920 alcuni comuni francesi preferirono incidere sui rispettivi monumenti ai caduti: Maledetta sia la guerra.
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Giuseppe Verdi (1813-1901): Aïda, opera in quattro atti su libretto di Antonio Ghislanzoni, su soggetto di Camille Du Locle e Augsute Mariette. Regia: Robert Carsen. Scenografia: Miriam Buether Costumi: Annemarie Woods. Luci: Robert Carsen e Peter van Praet. Coreografia: Rebecca Howell. Con: Famiglia Kim (il Re); Agniezska Rehlis (Amneris); Elena Stikhina, soprano (Aida); Francsco Meli, tenore (Radames); Solomon Howard, basso (Ramphis); Ludovic Tézier, junior (Amonasro); Andrew Presno, tenore (A Messenger); Francesca Chiejna, soprano (Sacerdotessa). Coro (direttore del coro: Benjamin Marquise Gilmore) e Royal Opera House Orchestra, direttore: Sir Antonio Pappano. Regia: Peter Jones. 1 Blu-ray Opus Art. Registrato alla Royal Opera House di Londra nell’ottobre 2022. Sottotitoli in inglese, francese, tedesco, italiano, giapponese, coreano. Opuscolo di presentazione di 8 pagine in inglese. Durata: 157:00 (opera) 00:10 (bonus)
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