Con il suo “Repertorio delle sovversioni”, Martin Le Chevallier resiste e firma – Libération

Con il suo “Repertorio delle sovversioni”, Martin Le Chevallier resiste e firma – Libération
Con il suo “Repertorio delle sovversioni”, Martin Le Chevallier resiste e firma – Libération
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Manuele

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Dalla A per “astenersi” alla V per “rubare”, l’artista e ricercatore pubblica un esaustivo e serendipico manuale sulle forme di azione di protesta nell’arte e non solo.

“Deve essere selvaggiamente enciclopedico”, il suo editore Grégoire Chamayou, direttore della collezione Zones à la Découverte, lo consigliò al momento dell’invio del primo manoscritto. Così Martin Le Chevallier, artista e ricercatore iconoclasta (che fu direttore artistico di Libe), caricò la barca. E il suo Directory delle sovversioni, manuale tentacolare di forme mobili e ribelli che navigano tra attivismo e pratiche artistiche, si è allo stesso tempo gonfiato senza limiti, superando ogni limite cronologico, inaridendosi drasticamente dal punto di vista delle loro rappresentazioni.

Il libro, pazzesco nella sua radicalità e purezza, ma anche un po’ rigido, somiglia a un piccolo direttorio di quasi 300 pagine, le cui istruzioni senza immagini sono scomposte per azioni. Un manuale esaustivo e serendipico che comprende nella sua rete (anti)azioni tanto diverse quanto “s’abstenir”, prima voce nel manuale, fino al “Volere”, ultimo avvenimento che arriva come tutti gli altri in mille e una sfumatura, da “rubare per ridistribuire” che ritorna alle rivolte contadine francesi del XVIII secolo, “rubare opere rubate” che pongono in rilievo la delicata questione della restituzione delle opere saccheggiate nel corso del

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