Il talento di uno scrittore consiste anche nel sapersi arrendere. Nel 2018, il romanziere irlandese Paul Lynch stava lavorando al suo quinto libro da sei mesi quando ha deciso di gettare la spugna. La storia che stava raccontando, a suo giudizio, non funzionava. Ha chiuso il suo documento un venerdì, ne ha aperto un altro lunedì senza sapere dove lo avrebbe portato. E le prime frasi di Canto del Profeta sgorgò. Il romanzo che gli sarebbe valso il Booker Prize nel 2023 era in arrivo. “Molte cose avevano occupato la mia mente nei mesi precedenticonfida oggi Paul Lynch a “World of Books”. L’elezione di Trump, la Brexit, un massiccio afflusso di rifugiati siriani in Europa avevano cambiato la politica, con uno spostamento a destra. Sentivo che era avvenuto un cambiamento fondamentale. Nella sfera politica è apparsa una tolleranza verso opinioni che fino ad allora non erano state accettate. »
E La canzone del profeta racconta l’avvento di una dittatura nell’Irlanda contemporanea e le sue ripercussioni su una famiglia della classe media, Lynch rifiuta di vederlo come un romanzo distopico, poiché i fatti che descrive sono così attuali. Dieci anni dopo il suo primo libro, Un cielo rosso al mattino (2014, ed. Albin Michel, come tutti i suoi libri), troviamo lì i suoi temi preferiti. Temi che, Adornare (2019) a Oltre il mare (2021), via Neve Nera (2015), esprimono lo sgomento umano di fronte a un mondo, intimo o globale, che si sta fratturando.
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