Lo spettacolo “Dub” di Amala Dianor mescola le danze urbane attuali in sessanta minuti di pura energia. Vedi mercoledì 18 e giovedì 19 dicembre all’Opera Berlioz nell’ambito della stagione Montpellier Danse.
Una creazione è sempre di per sé una forma di utopia. La creazione di Amala Dianor è un’utopia nella forma.
Convinto, come Senghor (e la genetica), che l’ibridazione sia il futuro dell’umanità, al punto da farne il suo principio coreografico, l’artista franco-senegalese ha voluto che la sua nuova creazione ritornasse all’essenza della danza: il piacere dell’incontro, della la condivisione, la pura scarica di energia, la trance connettiva e collettiva.
L’underground delle piste da ballo
In quest’ottica il coreografo, che pratica hip-hop dall’età di 7 anni, ha approfittato dei suoi viaggi in Africa, America, Asia ed Europa per esplorare l’underground e reclutare undici giovani ballerini urbani, virtuosi del nuovo mutante espressioni che si sviluppano nei club, nelle cantine e all’ombra delle torri: dancehall giamaicana, pantsula sudafricana, voguing newyorkese, waacking angelino, krump, tettonica e altre danze di strada…
Del dub da cui prende in prestito il titolo, la creazione di Amala Dianor conserva solo il processo di appropriazione comune a questa musica, alla danza urbana in generale e al suo stesso lavoro in particolare. “Questa logica consiste nell’utilizzare la citazione come movimento primario per proporne la deviazione, l’estensione o la rottura”, spiega il coreografo nella sua nota di intenti. I nuovi gesti dei suoi undici danzatori, anch’essi innervati di riferimenti alle modalità espressive dei danzatori della generazione di Amala Dianor, questi ultimi modulati per collegarli tra loro.
Una struttura a nido d’ape verticale
Così, i ballerini, solisti, in duo o in gruppo, prendono il controllo del palco con la sua scenografia inizialmente raffinata: una porta al neon e una piattaforma per il produttore elettronico Awir Leon che suona dal vivo. A poco a poco, attraverso battaglie che sembrano improvvisate e ensemble con lavorata spontaneità, si inventa un collettivo. Articola il suo stile coreografico creolo. “Invito i ballerini a spostare le loro pratiche, diffrango le loro tecniche per aprire nuovi spazi creativi collettivi, ancora più commoventi, ancora più luminosi, ancora più liberi”, spiega Amala Dianor.
E così il gruppo sale. Guadagnare in altezza, letteralmente: la magnifica scenografia stilizzata dell’artista visivo Grégoire Korganow rivela presto una struttura in nove celle quadrate, ciascuna delle quali può accogliere un’immagine, uno stile, una scenetta (club, cruising, strada, ecc.). Questo forse ricorderà alle persone più anziane l’ambientazione del programma televisivo L’Accademia dei Nove, ma dovrebbe piuttosto essere visto come il periodo non accademico dalle nove alle undici. Uno scatto di pura energia, di utopia gestuale e pulsante, di buona ora, di felicità!
“Dub” da vedere mercoledì 18 dicembre e giovedì 19 dicembre, alle 20.00. Opera Berlioz, Corum, Montpellier. Da 5€ a 40€. montpellierdanse.com
Una colonna sonora brillante di Awir Leon
Non contento di essere un piacere di creazione coreografica, ideale per chiudere l’anno in un’esultanza di vitalità positiva, Dub è anche un’opportunità per apprezzare dal vivo il groove demoniaco, avvincente e borderline, della musica di Awir Leon. Prima di stabilire uno pseudonimo gallese nella musica, François Przybylski era un ballerino professionista, in particolare per Emanuel Gat; il che spiega senza dubbio la qualità coreografica delle sue composizioni. Autore delle colonne sonore degli spettacoli di Amala Dianor per dieci anni, Awir Leon ha anche pubblicato tre superbi album che oscillano tra hip-hop alternativo, elettronica sperimentale e R’n’B futuristico che gli sono valsi il paragone con Franck Ocean e James Blake.