A dieci anni dall’attentato da cui è scampato, il giornalista Antonio Fischetti racconta il suo Charlie Hebdo in un documentario personale

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Il 7 gennaio 2015 il giornalista Antonio Fischetti scappa l’attacco terroristico contro Charlie Hebdo che causò la morte di dodici suoi colleghi. Tra loro, una donna: Elsa Cayat, la psicanalista con cui aveva iniziato un film. Il suo volto, allora assente dall’affresco del C215 rendendo omaggio alle vittime rue Nicolas-Appert [l’ancien siège de la revue où a été commis l’attentat]e la presenza di sue immagini “nella sua cantina” sembrano aver dato vita al documentario Non voglio più andarci, mamma nelle sale mercoledì 11 dicembre.

Antonio Fischetti spiega perché non si trovava nei locali dell’ Charlie quel giorno disastroso – era al funerale di sua zia – e perché proprio lui sembrava essenziale mostrare Elsa Cayat, omessa nel disegno di C215 (artista con cui i rapporti sembrano tesi). Il suo film, una riflessione più ampia sulla libertà di espressione, è anche simile a una terapia per superare la sindrome del sopravvissuto. Il designer Riss, sopravvissuto all’attacco e alla corrente direttore editoriale di Charlie Hebdo, gli fa notare anche ciò che sta cercando “l’immagine mancante”. Coloro che hanno vissuto la tragedia fuggono dalla scena, osserva, e coloro che sono assenti cercano di tornare sulla scena per comprendere la disgrazia accaduta ai loro amici.

Due decenni fa Fischetti andò a consultare Elsa Cayat, la psicanalista che più tardi entrò a far parte della redazione di Charlie grazie a lui, per capire perché fosse affascinato dalla prostituzione. All’epoca frequentava Momo, una prostituta che poi frequentava in rue Saint-Denis, a Parigi. Concentrandosi sul fondamentalismo religioso, fatale ai suoi amici, il giornalista collega la sessualità con la religione che, secondo lui, hanno questo carattere sacro e tabù allo stesso tempo.

Le dimostrazioni del giornalista scientifico, talvolta contorte Non voglio più andarci mamma, far sembrare il documentario in qualche modo confuso. Ma finiamo per rimbalzare seguendo fino in fondo il ragionamento del suo autore, accompagnato dallo psicanalista Yann Diener, successore di Elsa Cayat a Charlie Hebdo Anche. Forse perché Fischetti è riuscito a riunire i suoi dolori – la perdita di una persona cara, la scomparsa improvvisa dei suoi amici, la violenza di un attentato terroristico e le sue esigenze o addirittura i traumi sepolti fin dall’infanzia –, e che finisce per rendere completo senso.

Prima di lavorare per Charlie Hebdoil giornalista scientifico era inizialmente un fan, in particolare degli audaci disegni di Wolinkski e dei suoi collaboratori negli anni ’70, tra cui il fumettista Willem, da lui scoperto. Fu una delle sue sorelle maggiori, Camille, a far conoscere la rivista ad Antonio Fischetti che presto si identificò con il fumettista Cavanna, ideatore del giornale e italiano come lui. Charlie appartiene quindi alla sua sfera personale in più di un modo. Il giornale è la sua seconda famiglia, come illustrato le foto appese nella sua casa accanto alla statua di Santa Teresa di Lisieux riportata da Lourdes.

Il nodo nel mio stomaco, Non voglio più andarci, mamma ci permette di vedere ciò che manca Charlie Hebdo e i loro famosi schizzi. Ritornando nei luoghi che hanno ospitato la rivista satirica, il documentario dimostra che la sua esistenza non è mai stata un fiume lungo e tranquillo e che l’attentato del 7 gennaio 2015 ha portato al suo culmine la violenza già subita da questo paladino della libertà di espressione picco. Tanto che l’indirizzo attuale del titolo rimane oggi segreto.

Antonio Fischetti ha esplorato il suo dolore in un modo unico. Il suo approccio è ben illustrato da un’inquadratura ricorrente nel film: una motocicletta che sfreccia lungo la strada con il conducente solo. La via è la sua. Il metodo funziona da alloraSembra che sia avvenuta una catarsi. “Charlie è un’idea”, assicura il documentarista. E le idee non muoiono, conclude valorosamente Antonio Fischetti.

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Locandina del documentario

Locandina del documentario “Non voglio più andarci, mamma”. (AKTIS CINEMA/DHR)

Il foglio

Genere: Documentario
Direttore: Antonio Fischetti
Distribuzione:Elsa Cayat, Yann Diener, Riss, Foolz, Liliane Roudière, Willem, Camille, Pellegrina et al Antonio Fischetti
Paga: Francia
Durata: 1h50
Sortita: Mercoledì 11 dicembre 2024
Distributore: Cinema Actis, DHR

Sinossi: Antonio Fischetti è giornalista presso Charlie Hebdoe il 7 gennaio 2015 è scampato all’attentato grazie ad una combinazione di circostanze assurde. Passata l’onda d’urto, gli è stata imposta un’introspezione per restituire un senso alla sua vita frammentata da questa tragedia. Tra tutti i suoi compagni assassinati, c’era Elsa Cayat, l’eccentrica psicoanalista, che scrisse un articolo sul giornale.

Avevano perfino cominciato un film insieme, sotto forma di interviste. Guidato dalle reminiscenze delle parole di Elsa, Antonio Fischetti ripercorre la sua storia e le ragioni del suo impegno Charlie. Il suo film è una ricerca allo stesso tempo sensibile e insolita, che mette in discussione il potere delle immagini e il significato della parola libertà.

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