Colloquio. Taïro al festival Les Art’Zimutés di Cherbourg: “Sono stato felice di essere lì con i miei musicisti”

Colloquio. Taïro al festival Les Art’Zimutés di Cherbourg: “Sono stato felice di essere lì con i miei musicisti”
Colloquio. Taïro al festival Les Art’Zimutés di Cherbourg: “Sono stato felice di essere lì con i miei musicisti”
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Editoriale La Presse de la Manche

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30 giugno 2024 alle 18:09

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L’artista Taira si è esibito al festival Art’Zimutés di Cherbourg (Manche), sabato 29 giugno 2024. Ha rilasciato un’intervista a La Presse de la Manche per l’occasione.

Quando ti abbiamo contattato hai detto subito sì?

Ho un tornitore che fa da collegamento tra me e i programmatori. La proposta di Art’zi ci soddisfaceva quindi abbiamo subito detto sì. Anche se non sapevo del festival prima, ero davvero entusiasta di essere lì con i miei musicisti. L’infrastruttura e l’accoglienza sono eccellenti. È stata la prima volta a Cherbourg, ma sono molto felice di essere lì, ci sono buone vibrazioni.

Il tuo set era diverso dai soliti?

Sì, era più breve, 75 minuti con una ventina di pezzi e un ordine diverso. Ma l’obiettivo è sempre quello di accompagnarvi in ​​un viaggio fatto di emozioni e ritmo. Ho costruito lo spettacolo in crescendo e abbiamo finito molto bene (ride).

Sei stato sedotto dai valori eterogenei, sostenendo la pluralità del festival?

Assomiglia esattamente a me in realtà! Ho imparato a fare musica grazie al reggae che è rimasta la mia ispirazione, la mia estetica per molto tempo. Ma mescolo molti altri stili e questo influenza il mio reggae. Per me la differenza e la mescolanza sono molto più interessanti della monocultura. Preferisco la permacultura (ride)!

Hai suonato con un gruppo, The Family Band, è un’abitudine per te?

Sono sempre accompagnato dalla Family Band. Suoniamo insieme da più di quindici anni, abbiamo vissuto momenti felici e momenti infelici insieme e adoriamo stare insieme. C’è ancora più divertimento sul palco e quindi abbiamo potuto dare ancora di più, spero.

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Come affronti il ​​fatto di essere un headliner?

Non considero particolarmente l’idea di essere un headliner, perché voglio rimanere un outsider. Voglio dimostrare ed esibirmi il più possibile. Non voglio trovare conforto. Evidentemente è stato bello perché la gente potrebbe venire a trovarci particolarmente ma voglio comunque pensare a doverla convincere. Non voglio apparire arrogante o troppo sicuro di sé.

La musica è uno sfogo per te in questi tempi più cupi?

Spesso vorrei esprimermi attraverso il discorso tra una canzone e l’altra, ma non lo faccio troppo. Faccio musica con messaggi che spero siano chiari e sufficienti.

Voglio solo unirci, siamo comunque tutti diversi ma possiamo stare insieme per un po’, lasciando da parte le nostre opinioni.

Commenti raccolti da Arthur PUYBERTIER

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