C’è un luogo dove il nome di Bartholdi, grande viaggiatore, fotografo e massone, non è mai stato dimenticato: è nella sua città natale, Colmar, come possiamo scoprire nel nuovo opus della rivista Stagioni dell’Alsazia dedicato all’artista. Nel 1922 gli dedicò un museo nella casa di famiglia, nel cuore della zona pedonale. Una visita alla città permette anche di scoprire una quindicina delle sue opere all’aria aperta, tra cui la sua prima statua, dedicata al generale Rapp, realizzata a soli 19 anni grazie all’intervento della madre Charlotte presso le autorità locali.
Radici alsaziane mai dimenticate
Bartholdi non ha mai dimenticato le sue radici alsaziane, anche se è cresciuto a Parigi dove Charlotte ha scelto di stabilirsi dopo la morte prematura del marito quando Auguste e suo fratello Charles erano ancora bambini. Il giovane studiò lì e poi aprì il suo laboratorio in rue Vavin. Ha poi continuato ad arricchirsi viaggiando, in particolare in Egitto, Yemen e Stati Uniti, ma anche scoprendo nuove tecniche come la fotografia, allora ancora agli inizi.
Il suo viaggio in Egitto lo ha ispirato per la sua futura Statua della Libertà. Come testimonia un acquerello del 1869, Bartholdi aveva previsto all’epoca la costruzione, all’imbocco del Canale di Suez, di una statua ammiraglia raffigurante una donna egiziana con in mano una fiaccola. Progetto abbandonato per mancanza di risorse.
Un artista prolifico
Auguste Bartholdi era nel frattempo diventato uno degli scultori più prolifici del suo tempo, molte città francesi gli avevano commissionato importanti monumenti eretti nelle pubbliche piazze. La magnifica statua equestre di Vercingétorige a Clermont-Ferrand è una di queste, così come l’imponente fontana di Place des Terreaux a Lione, che è senza dubbio una delle sue opere più sorprendenti.
Il cuore dell’artista, rimanendo legato alla sua città e alla sua regione, sanguinò però molto durante la guerra franco-prussiana del 1870, che incoraggiò anche Bartholdi ad arruolarsi nella Guardia Nazionale. Il museo Colmarien dedica il suo piano terra alle opere che illustrano quest’epoca tormentata: come quella travolgente Piccolo alsaziano dal bouquet tricolore in terracotta policroma, memoria della Francia e della patria perduta. Scopriamo anche la riduzione in bronzo del celebre monumento La Svizzera aiuta il dolore di Strasburgo eretto a Basilea nel 1895. Una sala è dedicata anche al celebre Leone di Belfort, la sua opera più grande dopo la Statua della Libertà. È dedicato ai difensori di Belfort durante l’assedio prussiano.
Il suo grande lavoro
Tra il 1871 e il 1886, lo scultore si dedicò quasi interamente alla realizzazione della sua grande opera: la Statua della Libertà detta La libertà che illumina il mondo. L’idea era quella di erigere nella baia di New York un memoriale offerto dalla Francia agli Stati Uniti in occasione del centenario della Dichiarazione d’Indipendenza americana del 1876. Il Museo Bartholdi espone anche il primo modello conosciuto della statua, datato 1870. Questo lungo Il progetto a lungo termine ha coinvolto Gustave Eiffel e il suo principale collaboratore, l’alsaziano Maurice Koechlin, per sviluppare il telaio in ferro che fungeva da punto di appoggio per l’involucro esterno della statua. Inaugurata in pompa magna il 28 ottobre 1886, divenuta da allora un’opera polisemica, alla fine sfuggì al suo creatore.
“Bartholdi, la libertà incarnata”, Stagioni dell’Alsazia 102,9,90 euro. In vendita nei supermercati, in edicola, nelle librerie, nelle agenzie L’Alsazia E DNA nonché all’indirizzo https://boutique.lalsace-dna.fr