la bellezza come contrappunto alla bassezza morale di un eroe

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Samet (Deniz Celiloglu), Kenan (Musab Ekici) e Nuray (Merve Dizdar) ballano « Les Herbes sèches », de Nuri Bilge Ceylan. PRODUZIONE RICORDO

CINÉ+ CLUB – MERCOLEDI 26 GIUGNO ORE 22:25 – FILM

Più di una volta al turco Nuri Bilge Ceylan è capitato di cedere alla tentazione della bella immagine, al peso di grandi significati, a una gravità un po’ affettata, insomma a una certa arroganza autoritaria. Tuttavia, sarebbe ingiusto ridurre il regista, che anche lui lo sapeva, a questo Maggio nuvole (1999), Lontano (2002), Sonno invernale (2014), descrivono inebrianti sbalzi esistenziali, esercitano lo sguardo esperto di un fotografo, intrattengono una lunga conversazione con la bellezza.

Erbe secche, un’imponente massa di finzione che dura più di tre ore, contrappone una manciata di personaggi amari l’uno contro l’altro nelle solitudini rurali dell’Anatolia, sollevando immediatamente i timori di un nuovo ripensamento. Si tratta però di qualcosa di completamente diverso, di più conflittuale, di più inseparabile. Uno strano invito da parte di Nuri Bilge Ceylan per noi: trascorrere più di tre ore in compagnia di un mascalzone cotto nel suo stesso sugo.

Samet (Deniz CeliloGlu), un insegnante di un villaggio sperduto in attesa di un trasferimento a Istanbul che non avviene, scalpita in questa pianura dalla morale meschina. L’uomo si permette gesti inappropriati nei confronti di alcuni suoi studenti. Una denuncia risale al rettorato, che incrimina lui e il suo collega e compagno di stanza Kenan (Musab Ekici).

Profondità dell’animo umano

I due uomini corteggiano la stessa donna, Nuray (Merve Dizdar), insegnante, donna convinta, politicizzata, attivista al punto da aver perso una gamba durante le ultime manifestazioni. Messo al centro dell’attenzione, Samet si impantana nel fango della sua anima rachitica, regnando sulla sua classe come un tiranno infantile e, nell’arena romantica, dimostrando un’insondabile bassezza.

Leggi la recensione (2023) | Articolo riservato ai nostri abbonati Cannes 2023: Nuri Bilge Ceylan si perde in “Dry Herbs”

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Il film mira quindi a dilettarsi in uno sfondo di acrimonia e risentimento, a priori abbastanza sgradevole, ma fedele a certe profondità dell’animo umano, come potrebbe essere il caso di Ingmar Bergman.

Se Ceylan non esenta il suo protagonista da qualsiasi malvagità, non esclude nemmeno il suo lato patetico e miserabile. Alla disfatta di questo personaggio poco attraente, il film aggiunge tutti i tipi di lacune in cui irrompe la bellezza. A partire da queste splendide sequenze fotografiche, ogni volta che Samet scatta un ritratto di un abitante, la regione viene poi svelata attraverso una serie di vedute fisse, nella sua versione documentaristica.

La bellezza è la vera destinazione del film, che la accoglie senza il suo naturale emergere con il ritorno della primavera – svolta stagionale in extremis nella quale il titolo trova la sua spiegazione. Ceylan trascende la monotonia invernale inscrivendo l’austera maestosità dell’ambiente nelle linee forti della cornice. La desolata distesa poi dice qualcosa dell’anima perduta di Samet.

Erbe secche, film di Nuri Bilge Ceylan (Turq.-Fr.-All., 2023, 197 min). Avec Deniz Celiloglu, Merve Dizdar, Musab Ekici, Ece Bagci.

Mathieu Macheret

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