Si passaggi di Le Rocher illustrano l’ascesa piuttosto fulminea di Clara Ysé. “Abbiamo fatto tutte le stanze a casa tua”, sorride. La sala della musica attorno all’EP, la bellissima sala 650 un anno fa per l’album ed eccone 1.200 questa settimana: è pazzesco! » Molto attesa e su cui si è lavorato, la sua prima opera “Oceano Nox”, pubblicata nell’autunno del 2023, ha ottenuto il plauso della critica ma anche del pubblico, prova che possiamo essere esigenti e audaci nel formato canzone e radunare quante più persone possibile. L’artista 32enne ha già l’aura di un (molto) grande.
La Clara è prima di tutto una voce. Ampio, potente e morbido, che lenisce o infiamma, lenisce e infiamma. “Ci ho lavorato dall’età di 8 anni con la cantante lirica Yva Barthélémy”, dice. Ho capito subito che la musica sarebbe stata la mia spina dorsale. » La cappella della musica classica non la rinchiuderà: l’adolescente e poi il giovane adulto esplora con passione le melodie sudamericane, il folklore greco ma anche l’elettronica. “Oggi mi piace Kendrick Lamar tanto quanto Rosalia, November Ultra quanto Léonie Pernet: progetti ibridi insomma. L’ibrido amplifica la musica. »
Barbaresco
Dal lato vecchio, ricordiamo Janis Joplin, Mercedes Sosa, Nina Hagen o i maestri della canzone in bottiglia della casa: Brel, Ferré e ovviamente Barbara. “Certamente”, perché Clara Ysé sembra possedere le stesse forze, fragilità, indipendenza e libertà dell’autrice di “I miei uomini”. Stessa curiosità musicale (con Barbara ce ne dimentichiamo troppo), stessi profumi di messa intensamente pagana durante i concerti. Perché il viaggio, già da far rizzare i capelli in cuffia, lo è ancora di più sul palco.
“Questo album è stato il culmine di un processo molto lungo di quattro anni perché, dopo aver fatto tutto sull’EP, ho cercato a lungo un regista che mi portasse altrove”, osserva il cantante di “Souveraines”. Lo ha trovato nella persona di Ambroise Willaume, alla console del più bel pop francese (Luciani, Woodkid, Albin de la Simone…), ma anche compositore-cantante in Revolver o sotto il suo pseudonimo di Sage. In definitiva, dieci canzoni che lasciano senza fiato, amori in declino, lutto (quello nel 2017 di sua madre, la psicoanalista e filosofa Anne Dufourmantelle), omaggio alle donne combattenti di ogni tipo, e questo fuoco che attraversa gli oceani di notte.
Altre cinque canzoni
Elettronica ma archi. Un duduk (flauto armeno) ma il violoncello di Sary Khalife. E dal cuore, cori. Dieci corse stravaganti e intime, arricchite da cinque nuovi brani nella versione ampliata uscita a novembre. “Avevo 15 canzoni che mi piacevano davvero, ma volevo un album breve”, spiega. I bonus 2024 sono infatti altrettanto reali, con “La Louve” in testa. Quasi fastidioso con tanti talenti, il laureato magistrale in filosofia è anche già a capo di un romanzo (“Mise à feu”, 2021) e di una raccolta di poesie (“Vivante”, 2024). Chiudere il divieto? “Sto scrivendo nuove canzoni”, confida. Gioia.
Venerdì 22 novembre (ore 20,30) a Cenon, Rocher de Palmer. 31 euro.