Beth Gibbons, in fuga da Portishead, firma un album solista magistrale

Beth Gibbons, in fuga da Portishead, firma un album solista magistrale
Beth Gibbons, in fuga da Portishead, firma un album solista magistrale
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Beth Gibbons, cantante del leggendario gruppo Portishead, pubblica il suo primo album solista, Vite troppo cresciute (“vite superate”).

La sua voce delicata, leggermente spettrale, accattivante come sempre, va oltre le nozioni del tempo in questo album con arrangiamenti ambiziosi.

Beth Gibbons è stata scoperta nel 1991 come cantante del leggendario gruppo Portishead. Tre anni dopo, il britannico riuscì a comporre un primo album, combinando diverse atmosfere, soul, hip hop, elettronica e jazz, pur rimanendo ultraminimalista. Un lavoro rivoluzionario, lontano dalle etichette, fondatore del trip hop, movimento musicale nato a Bristol, divenuto globale. Cosa che non è data a tutti.

Ma dopo questo colpo di genio e varie collaborazioni tanto sparse quanto notevoli con Jane Birkin, il portoghese Rodrigo Leao, l’americano Kendrick Lamar o la scena afgana, non aveva più dato notizie dal suo album cult Fuori stagione nel 2002…

Fu quindi 22 anni dopo che Beth Gibons iniziò la carriera solista registrando questo album. Dieci titoli commoventi sui danni del tempo che passa. A 59 anni, il cantante affronta l’inevitabilità dell’esistenza, della vecchiaia e della morte.

Per questo disco, Beth Gibbons si è rivolto al produttore inglese James Ford, che ha prodotto anche Arctic Monkeys, Depeche Mode e Gorillaz. Ha quindi supervisionato questo gioiello tanto grezzo quanto sperimentale, con tocchi di sinfonia indiana e raga mediorientale. Ma soprattutto resta un progetto nella grande tradizione del folk anglosassone, come non lo sentiamo più.

Con Vite troppo cresciute Beth Gibbons, aggrappata al suo microfono per la sua vita. Intimo e grandioso.

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