Tibo InShape invoca l'”umorismo nero” per giustificare vecchi messaggi

Tibo InShape invoca l'”umorismo nero” per giustificare vecchi messaggi
Tibo InShape invoca l'”umorismo nero” per giustificare vecchi messaggi
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Lo Youtuber ha rilasciato una lunga intervista al media Brut in cui risponde alle accuse di razzismo e omofobia che regolarmente gli vengono rivolte.

“Fa parte del gioco, peccato.” Una settimana prima delle elezioni legislative, Tibo InShape è stato intervistato a lungo dal media Brut, tornando in particolare sulle sue preferenze politiche e sul suo desiderio di diventare ministro dello Sport.

Ma il principale YouTuber francese (20 milioni di abbonati) è tornato anche alle pubblicazioni controverse che lo perseguitavano da diversi anni, e in particolare ai messaggi pubblicati nel 2009 e nel 2012 su Facebook.

“Che senso ha generare una popolazione enorme quando sappiamo benissimo che non possiamo né curarla né educarla, e che può crescere solo parassitando tutte le altre specie?” scriveva il 4 aprile 2009 su Facebook, parafrasando, come sottolinea Libération, il libro La Révolution des fourmis di Bernard Werber.

“Un nero rieletto, il matrimonio gay adottato. Non sarà una giornata facile”, ha sottolineato in un’altra pubblicazione su Facebook, il 7 novembre 2012. “Questo è umorismo nero, nel 2012”, ha detto subito dopo aver raccontato un attacco subito nel 2009.

“Tutti i tweet che ho scritto nel 2009 erano legati alla mia aggressione e nel 2012 era umorismo nero” sintetizza l’influencer.

“È spazzatura. Era umorismo (…) Chi non ha mai scritto o mandato ai propri amici battute un po’ scadenti, un po’ borderline?” lui dice.

“Sì, è una battuta razzista, ma per me all’epoca era davvero umorismo nero, perché avevo 20 anni perché non ero conosciuto, non avevo vocazione a farmi conoscere” continua. “È uscito, presumo. Per tutta la vita sarà parte del mio viaggio. Non importa.”

E per chiarire: “ancora una volta mi dispiace soprattutto se questo tweet possa aver fatto male”.

“In fondo, so di non essere razzista, so di non essere omofobo, so di essere ipertollerante”, assicura, sottolineando che “non avrebbe battuto tutta la sua vita” per cancellarlo dal suo CV. “Fa parte del gioco, peccato.”

Tommaso Leroy Giornalista BFM Business

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