30 anni dopo
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Jean-Gabriel Périot riunisce le immagini scattate durante l’assedio di Sarajevo negli anni ’90 con sequenze girate tre decenni dopo negli stessi luoghi. Un lavoro d’archivio gradito ma a volte troppo sistematico.
Questo accadeva molto prima dei cellulari e della semplicità con cui tutti filmavano qualsiasi evento, catastrofe, incidente o imprevisto. Eppure l’assedio di Sarajevo, dall’aprile 1992 al febbraio 1996, è stato ampiamente filmato. Soprattutto da giovanissimi, a volte 16enni, proprio nel momento in cui vivevano la guerra, che spesso li aveva sorpresi senza che comprendessero come e perché la società multiculturale in cui erano cresciuti fosse improvvisamente esplosa. Sono immagini precarie e traballanti, agli antipodi dei servizi televisivi che hanno raccontato il conflitto mortale. E queste sono scene cucite insieme deliberatamente senza spiegazioni o pedagogia. Queste immagini, filmate da Nedim Alikadic, Smail Kapetanovic, Dino Mustafic, Nebojsa Seric-Shoba e Srdjan Vuletic costituiscono la prima parte del Ricordare una cittàil quinto documentario di Jean-Gabriel Périot dopo notevolmente Un giovane tedesco et Ritorno a Reims (frammenti) – ogni volta pluripremiato o addirittura cesarizzato.
Tutte queste immagini testimoniano lo stato d’animo dei diversi giovani, convinti che l’assedio non potesse