Il triglio, un taglio “cheesy” tornato di moda

Il triglio, un taglio “cheesy” tornato di moda
Il triglio, un taglio “cheesy” tornato di moda
-

Non gli importa dell’aspetto degli altri. Davvero. Luca abbraccia in pieno il suo taglio triglia. E lui la ama. “È un taglio elegante. Se hai lo stile, hai questo taglio. E io ho lo stile”, dice fiducioso. All’età di 13 anni è arrivato sul terzo gradino del podio nella Swiss Mullet Cup.

La prima edizione del campionato svizzero si è disputata all’inizio di ottobre, nell’ambito della Foire du Valais, a Martigny: 156 partecipanti, provenienti dai quattro angoli del Paese, ma anche da Francia, Belgio e Irlanda.

Muli non solo sul palco

Ma i triglie non sono solo sul palco. Anche tra il pubblico ci sono molti fan del collo lungo. Il numero di muli per metro quadrato è sicuramente superiore al normale. Ma è la prova che il taglio, a lungo considerato sorpassato, è tornato di moda.

Innanzitutto gettiamo le basi. Il cefalo si può riassumere in una frase, divenuta nei decenni quasi mitica: “corto davanti, corto ai lati, lungo dietro”. Semplice. Efficace. Eppure niente è meno simile a un mulo di un altro mulo.

«La base è identica, ma ce ne sono moltitudini», sorride Aurélie Pontoise, parrucchiera lionese presente a Martigny e che ha diretto l’anno scorso l’Euro Mulet, il campionato continentale che si è svolto alla Creuse. E i dettagli della francese: più o meno discreti, più o meno lunghi, più o meno degradati, più o meno stilizzati.

Non tutti uguali

I mullet non sempre corrispondono all’immagine che potremmo avere di questo taglio che divenne popolare negli anni ’70 e ’80, in particolare grazie al cantante Rod Stewart, che fu il primo personaggio a indossarne uno nel 1971.

Altri artisti seguirono l’esempio: Bono, Keith Richards, Paul McCartney e persino David Bowie, che, nel 1972, fece di questo taglio il marchio di fabbrica del suo personaggio Ziggy Stardust. Relatore al London College of Fashion e autore del libro Un secolo di acconciature (2014, Bloomsbury Publishing), Pamela Church Gibson ha spiegato a Le Monde nel 2018 che “il fatto che i musicisti abbiano adottato il taglio mullet gli ha dato un piccolo assaggio di una sottocultura molto all’avanguardia. Poi il taglio ha cominciato ad essere adottato dai calciatori nel metà degli anni ’70, per poi diventare il loro marchio di fabbrica negli anni ’80.”

I tedeschi Franz Beckenbauer e Rudi Völler, l’inglese Chris Waddle e l’italiano Roberto Baggio sono tutte stelle del calcio che hanno indossato il triglia.

Un nome preso dai Beastie Boys

In TV, l’iconico MacGyver, interpretato da Richard Dean Anderson, ma anche Chuck Norris e Jean-Claude Van Damme punteranno i riflettori su questo taglio, prima che la sua notorietà declinasse nel corso degli anni ’90.

Associato a certi eroi maschili spesso considerati macho e caricaturali, il taglio perde il suo splendore proprio nel momento in cui prende il nome di triglia. Un nome preso dalla canzone Testa di triglia del gruppo rap americano Beastie Boys, pubblicato nel 1994 – fino ad allora l’espressione “mule head” designava una persona un po’ stupida e il taglio non aveva nome.

-

PREV Zaho de Sagazan: la fulminea ascesa di un artista disciplinato
NEXT Così non sono nessuno: poetica del non essere