Jacques Develay, il simpatico parrocchiano di “Miséricorde”, di Alain Guiraudie

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Jérémie (Félix Kysyl) e l’abate (Jacques Develay) in “Miséricorde”, di Alain Guiraudie. I FILM DI LOSANGE

In genere possiamo fidarci di Alain Guiraudie per organizzare i guai e brillare sul suo set. Il casting è una delle sue leve. In Misericordiaattorno alla sorprendente Catherine Frot, che il pubblico conosce bene, si stringe un gruppo di attori che, per quanto formidabili, non sono immediatamente identificabili. In questo sconcertante thriller omosessuale, mistico e silvestre, Félix Kysyl, Jean-Baptiste Durand, David Ayala fanno così la loro parte nella stranezza. Il premio per la bizzarria, però, va a Jacques Develay, che interpreta un personaggio da abate che raramente vediamo al cinema.

Forse innamorato di Jérémie, il giovane sospettato di omicidio, questo personaggio appare sempre inaspettatamente, in un angolo del bosco, a volte per sorprenderlo, a volte per salvare la situazione. Giocoso deus ex machina, l’abate, parabola della protezione divina che si è fatta carne, finisce per metterlo nel suo letto per proteggerlo dai gendarmi. Il tandem che forma con l’eroe sembra quindi disaccoppiare il visitatore angelico dall’uomo Teorema (1968), di Pier Paolo Pasolini, incl Misericordia sarebbe l’avatar rurale. La cosa più inquietante è che il mistero di questo ruolo continua quando incontriamo il suo interprete.

Uomo discreto e di acuta intelligenza, Jacques Develay, 72 anni e una manciata di apparizioni cinematografiche, è, come il suo personaggio, una rivelazione. Parla egregiamente del suo ruolo: «L’Abate capisce le cose prima di tutti gli altri, discerne le cose in Jérémie. Questo discernimento fa parte del suo lavoro, per me. È anche un uomo lui stesso vago riguardo al suo desiderio. Non è un abate di buon carattere. Porta la parola, ha un amore evangelico, universale, e un amore particolare, che si incarna. Le dimensioni verticale e orizzontale si fondono con lui. »

“Sei ruoli degli ecclesiastici”

La conoscenza e l’interesse per la religione cattolica che traspare in queste parole si riferiscono veramente al giardino interiore che Jacques Develay coltiva. Nato nell’Yonne da padre impiegato statale e madre casalinga “devoto e reazionario”questo borgognone riceve “un’educazione cattolica integrale”. Trascorse la sua adolescenza al Collège de di Parigi, dove suo padre era segretario generale. Più tardi, studente di lettere a Nizza, ebbe un incontro importante con un cappellano della casa in cui viveva, che gli aprì una dimensione più luminosa della fede. Il giovane trovò motivo per iscriversi al seminario maggiore per diventare sacerdote. Poi rinuncia e avvia, negli anni ’80, la carriera di attore e regista teatrale in diverse compagnie. Nel cast ci sono Garcia Lorca, Peter Weiss, Fassbinder e Chekhov. Negli anni ’90, ha iniziato tardi la sua carriera nel settore audiovisivo, ottenendo ruoli secondari in serie come L’Istituto o, più recentemente, Quindi lasciali starecosì come nel cinema.

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