Senza il produttore Steve Albini, morto mercoledì, non ci sarebbero mai stati i Nirvana

Senza il produttore Steve Albini, morto mercoledì, non ci sarebbero mai stati i Nirvana
Senza il produttore Steve Albini, morto mercoledì, non ci sarebbero mai stati i Nirvana
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Dai, cosa non leggere… Un altro che non ha capito che Steve Albini non produceva Non importa ma bene Nell’utero, l’ultimo album dei Nirvana, quindi ovviamente non quello che ha fatto il successo del gruppo di Kurt Cobain e altri. Esatto, Steve Albini, musicista e produttore – preferiva il titolo di tecnico del suono! – non ha portato al successo i Nirvana. Fu Butch Vig, il futuro Garbage, al timone durante la registrazione che catapultò i Nirvana nel pantheon del rock e scosse il genere nei primi anni ’90.

A trent’anni dalla morte di Kurt Cobain, cosa resta del cantante dei Nirvana e del suo gruppo?

Eppure i Nirvana devono tutto o quasi a Steve Albini. Per rendersene conto basta approfondire il diario che Kurt Cobain lasciò dopo il suo suicidio 30 anni fa e pubblicato nel 2002 con il titolo Giornali. C’è una lista stilata dal cantante dei Nirvana, esercizio che amava fare. Ma questo ha una dimensione essenziale per comprendere cosa portò Kurt Cobain a fondare i Nirvana e a dargli la direzione musicale che conosciamo. Utilizzando una penna a sfera aveva stilato una classifica: quella dei suoi 50 dischi preferiti, quelli che lo hanno influenzato di più.

Sul primo gradino del podio c’è il furioso Potenza pura di Iggy Pop e gli Stooges. Ma proprio dietro possiamo vedere apparire SUrfer Rosa Pixies e, in terza posizione, Baccello Allevatori. Due album prodotti da… Steve Albini.

Elenco degli artisti preferiti di Kurt Cobain (Nirvana) tratto dal suo diario pubblicato con il titolo “Journals”. ©DR

La surfista Rosa dei Pixies, il maestro stallone

Kurt Cobain ha sempre proclamato a gran voce l’influenza che i Pixies hanno avuto su di lui. La surfista Rosa è il loro primo album. È stato pubblicato nel 1988. È stato preceduto dal mini-album Avanti Pellegrino era apparso un anno prima ma era più un demo tape che altro, anche se prefigurava in ogni senso La surfista Rosa. I titoli che lo componevano erano in realtà modelli registrati per avvicinarsi alle case discografiche.

La surfista Rosa contiene alcuni tesori del rock alternativo o indie rock, come “Bone Machine”, “Gigantic” e l’intramontabile “Where is my Mind”. Direttore della rivista musicale MagiaLuc Broussy ha definito così l’influenza dei Pixies sul rock: “I Pixies rappresentano un punto di rottura nella storia della musica degli anni ’80 e ’90, un gruppo innovativo per il suo sound e per i suoi formati di canzoni dirompenti”. Versi tranquilli, ritornelli selvaggi, un senso della melodia inarrestabile… non ti ricorda niente? I titoli di Non importa, ovviamente. Kurt Cobain ha detto che “era così legato a questo gruppo (i PIxies, ndr), che abbiamo sfruttato la loro dinamica: essere morbidi, calmi, poi pesanti e duri”.

Per quanto riguarda i Breeders, ricordiamo che il gruppo era formato da… Kim Deal, allora bassista dei Pixies. Baccello è stato il primo album della band. La mela non cade mai lontano dall’albero…

Per la cronaca, Kurt Cobain ha detto che odiava la produzione, e quindi il suono, di Non importa. “Ora che ho qualche prospettiva sulla produzione di Non importa, Mi sento terribilmente a disagio. Sembra più un disco dei Mötley Crüe che un album punk-rock”, ha confidato a Michael Azerrad, l’autore di Vieni come sei: la storia dei Nirvana, opera pubblicata nel 1993, prima del suicidio del cantante. Non sorprende quindi che il cantante dei Nirvana scelga Steve Albini Nell’uteroil secondo album del gruppo il cui leader voleva che suonasse più duro.

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Metodi completamente fuori dai sentieri battuti

L’influenza di Steve Albini non si limita ad aver prodotto due degli album preferiti del frontman dei Nirvana. Prima di produrre La surfista Rosa E Baccello, il produttore è stato duro come musicista. Era il cantante e chitarrista dei Big Black, una band punk-rock di Chicago. Non ebbe un successo clamoroso di pubblico, ma il gruppo ebbe un’influenza molto forte che andò oltre il rock industriale, la categoria in cui veniva più spesso inserito.

Steve Albini ha suonato anche in altri due gruppi: Rapeman e Shellac, il cui album uscirà la prossima settimana.

Era anche un mago in studio, preferendo catturare dal vivo l’energia dei gruppi che era chiamato a registrare piuttosto che utilizzare tutti i trucchi che gli studi già offrivano all’epoca, compreso il suo vicino a Chicago. Il suo marchio di fabbrica sonoro: un suono spesso aspro, low-fi e sperimentale. Corde che si diffondono a macchia d’olio nel rock alternativo che lui, attraverso questo, ha notevolmente plasmato.

Inoltre ha sempre criticato le somme astronomiche spese dalle case discografiche per produrre album rock. Si è concesso una settimana importante, non molto di più, per mettere insieme un album. La surfista Rosa uscì in 10 giorni ed è ancora oggi riconosciuto come un capolavoro del rock alternativo.

Curiosamente Steve Albini rifiutò qualsiasi compenso sulle vendite degli album su cui aveva lavorato. Credeva che fosse un furto. Una volta punk, sempre punk.

In totale, Steve Albini ha lavorato su più di mille album inclusi, oltre a In Utero, la surfista Rosa E Baccello, Liberarsi di me di PJ Harvey, Dopo Murder Park da Gli autori, Valigia della lama di rasoio di Bush, L’Album Albini di Campi Elisi e Entrando a Clarksdale di Jimmy Page e Robert Plant.

Ha lavorato anche con gruppi francesi e belgi. Pensiamo a Dioniso (Western nella neve), I delinquenti (Sciopero), Ray dell’Uomo Morto (Carico) e Mauro Pawlowski (chitarrista dei dEUS) ai tempi del suo Gruppo di Pawlowski (Massacro del villaggio neutrale).

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