In “Telling Truth”, Isilde Le Besco svela i meccanismi della predazione: “Una carta di credito contro il mio corpo da adolescente”

In “Telling Truth”, Isilde Le Besco svela i meccanismi della predazione: “Una carta di credito contro il mio corpo da adolescente”
In “Telling Truth”, Isilde Le Besco svela i meccanismi della predazione: “Una carta di credito contro il mio corpo da adolescente”
-
Chi è Vanessa Springora?

Quando i nostri colleghi di Mondo, indagando sull’argomento, lo ha richiesto, a febbraio, Isild Le Besco si è trincerata dietro un comunicato che già diceva molto. “Ho attraversato la solitudine, poi l’ho fatta mia e ci sono chiusa dentro”. lei si giustifica. Ma il silenzio non è più un’opzione: “questo ruolo di vittima che ho rifiutato per tanto tempo, sono invitato ad assumerlo pubblicamente”. Quindi se ne va. Non attraverso una denuncia, non in tribunale (“La polizia e la giustizia sono quelle di questi uomini”, scriveva), ma pubblicando i suoi appunti, formattati con l’aiuto di sua sorella Léonor Graser.

Un attacco ad un TGV

Tutto inizia con un viaggio in treno. A bordo di un TGV, nell’aprile 2023, un passeggero molto agitato aggredisce i passeggeri. Isild Le Besco si alza e gli chiede di uscire. La donna, sui vent’anni, la insulta, la picchia, le infila un dito in un occhio. Quando è intervenuta la polizia, lei inizialmente si è rifiutata di sporgere denuncia. Alla sorella minore, che chiama, l’attrice e regista 41enne ripete ancora e ancora “Non sono una vittima”. Un momento di dissociazione, scrive, ma seguito dall’innesco che porta a questo libro.

Di capitolo in capitolo, sotto parole tematiche (“Infanzia”, “Prevaricatore”, “Turpitudine”, ecc.), Isilde Le Besco racconta con penna incisiva e lucida la storia di una bambina che “è costruito in un mondo adulto” Ma “costantemente ridotta al rango di ragazzina inesperta nonostante abbia un contratto da adulta”. Racconta una catena di eventi che, secondo lei, costituivano un “terreno perfetto per ogni maltrattamento”. Nessuna autocommiserazione, ma una constatazione: “Ho trascorso gran parte della mia vita in uno stato di dissociazione”.

Se non c’è più, sta seguendo il “punch” dell’incidente ferroviario. Quindi torna alle fonti. Un’infanzia con i genitori”autoritario e violento”. Ma lei tempra: “Mi hanno dato sia i loro schemi tossici sia la forza di non accontentarmi”. Lei menziona “il mantello della vergogna” intessuto dagli occhi degli altri, vicini o insegnanti, sulla giovane ragazza di Belleville che era.

Luc Besson “ha infestato il futuro”

Nella sua carriera, prima di Benoît Jacquot, c’è la figura di Luc Besson. La sua sorella maggiore, Maïwenn, allora quindicenne e aspirante attrice, divenne la compagna del regista di Grande blu quando aveva 31 anni. “È stato il primo uomo venuto dal mondo esterno, il primo a prometterci un futuro luminoso”. Ma tradisce questa promessa quando lascia Maïwenn, allora giovane madre (per Milla Jovovic, durante le riprese di 5° Elemento). “Ha infestato il futuro creando in me sfiducia e abiezione sistematica verso gli uomini”.

Il suo rapporto con Benoît Jacquot occupa gran parte delle 177 pagine di Di’ vero. Si potrebbe riassumere in queste poche, graffianti righe: “Era vecchio, mi faceva schifo e sapevo che era stato con tutte le sue giovani attrici”; “una carta di credito contro il mio corpo da adolescente e, soprattutto, il superamento dei miei limiti”; “dal mio sedicesimo al mio ventiquattresimo compleanno, Benoît mi ha sostenuto grazie al potere che aveva su di me”

Dire che Benoît mi ha violentata è ovvio”, giudica, ma anche riduttivo. Lui per primo, scrive: “violato [son] spirito”. “Come ogni predatore, Benoît non fa l’amore. Il sesso è solo uno strumento, come fare buchi con un martello pneumatico per indebolire i muri di un edificio. L’importante non è il fatto di fare buchi, ma il risultato. L’atto sessuale ci permette di catturare l’altro nel profondo del nostro essere”.

La smentita di Benoît Jacquot

”Nel dicembre 2023, Benoît vuole parlarmi. Dice che ha bisogno di mie notizie, che mi ama addirittura,” scrive Isilde Le Besco, che lasciò l’ovile del regista all’età di 24 anni. Quando lo incontra, “cita la serie di Judith Godrèche, (Icona del cinema francese” in onda su Arte). “Ascoltandolo parlare di Giuditta, mi rendo conto che non ha sentito nulla” di quello che gli ha spiegato dopo la separazione. E per concludere: “I predatori non integrano mai la versione della loro preda”.

Judith Godrèche, gli Stati Uniti e l’ombra di #Metoo

Di fronte alla smentita della sua parola da parte del regista e dei suoi avvocati, la famiglia di Isilde Le Besco la sostiene sulle pagine di M La rivista del mondo. Suo padre elogia”questo lavoro di riparazione che lei inizia perché è una riparazione anche per me”. Sua madre riconosce”una certa durezza, quindi [ses filles] essere forte e autonomo”.

I suoi fratellastri e sorelle accolgono con favore l’approccio (“Prima sapeva che qualcosa non era normale”, “Non si inventa cose”…). Manca la più famosa, Maïwenn. Nella loro infanzia, lei era la luce guida per la sorella minore. Non si parlano da quattro anni. “Lei manca dalla nostra zattera di sopravvissuti”, si rammarica di sua sorella. Come se dovesse giustificare tanto il suo silenzio quanto il suo discorso liberato, conclude nelle ultime pagine di Di’ vero : “Ho protetto coloro che mi hanno abusato per così tanto tempo… Mentre nomino, la mia verità riprende potere”.

Di’ vero, Isilde Le Besco, Denoël, 176 pp., 18€, digitale 13€

-

PREV Alain Delon, un “uomo di potere” con le donne? Questo ritratto crudo di Anthony che sorprende
NEXT Potresti fare una crociera con Guylaine Tremblay e Marie-Claude Barrette