ZFF 2024: “Finalmente”, i lungometraggi di troppo?

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Dopo “L’amore è meglio della vita” nel 2022, Claude Lelouch rivisita uno strato di sentimentalismo in “Finalmente”, una commedia musicale pesante e scomoda.

Lino (Kad Merad) è un avvocato difensore, sposato con Léa (Elsa Zylberstein) una star del cinema. A causa di problemi cerebrali, improvvisamente gli è impossibile mentire. Senza filtri, decide di allontanarsi dalla famiglia e di mettersi in viaggio per le strade della Francia. Armato di tromba, si perde nella varietà dei paesaggi della Francia e mescola il suo destino con quello delle persone che incontra.

Regista, sceneggiatore e produttore: ancora una volta Claude Lelouch investe se stesso in ogni processo creativo e propone un lavoro in continuità con i suoi progetti precedenti. I suoi ammiratori avranno quindi di che rallegrarsi. Per altri, invece, sarà solo un lungometraggio in più da evitare per non incappare in una sgradita overdose di stucchevole sentimentalismo.

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Elsa Zylberstein e Barbara Pravi in ​​“Finalmente”
©ZFF

Costruito in modo non lineare, “Finalmente” racconta la storia di Lino. Ma non solo. La storia, già sconnessa, è accompagnata da falsi ricordi, allucinazioni, scorci del passato di alcuni personaggi e persino illustrazioni di sogni. Un crogiolo di scenette che si mescolano in un caos difficile da comprendere. Se l’obiettivo del regista era quello di condividere con il pubblico i grattacapi spesso patiti dal suo protagonista, allora “Finalmente” potrebbe essere considerato un successo.

Tuttavia il suo messaggio è virtuoso: i soldi non rendono felici, l’amore sì. Ma questo discorso, semplicistico, certo, ma pieno di buone intenzioni, si perde in un accumulo di battute banali nascoste in dialoghi pseudo-poetici. E quando, dopo due ore passate a proclamare la follia del mondo attraverso aneddoti di violenza sessuale o ricordi della retata del Vél’d’Hiv, Lino proclama nella canzone “Tutto quello che ti succede, è per il tuo bene”, non si può fare a meno trovo la formulazione troppo inappropriata per individuare in essa un minimo di romanticismo.

Perso nella pelle di Lino, Kad Merad ci aveva abituato al meglio. Se fatica a infondere un po’ di gioia di vivere nel suo personaggio, offre una performance che a volte mette a disagio e lascia dubbi. Mentre due anni fa ci aveva stupito nel ruolo di Simone Veil, Elsa Zylberstein scivola con naturalezza in quello di Léa, ma non può nulla contro la mancanza di profondità del suo personaggio. E, infine, al centro di questo pretenzioso pasticcio cinematografico, solo la voce dolce e cullante di Barbara dice lascia un’impronta positiva.

2/5 ★

Maggiori informazioni su “Finalmente”

Trailer di “Finalmente”

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Anteprima cinematografica

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