“Nella pancia di Klara”, di Régis Jauffret: la gravidanza insopportabile della madre di Hitler

“Nella pancia di Klara”, di Régis Jauffret: la gravidanza insopportabile della madre di Hitler
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“Il grembo è ancora fertile”scriveva Brecht, nel 1941. La metafora finale di la Resistibile Ascensione di Arturo Ui, Régis Jauffret la prende alla lettera. C’era un grembo da cui il “bestia sporca”. È quello di Klara Pölzl, nipote, o forse cugina, di Aloïs Schicklgruber.

Questo doganiere di Braunau am Inn, in Austria, è stato legittimato dal padre naturale all’età di 18 anni, il che significa che il nome del fondatore del nazismo e autore del più terribile genocidio della storia non è Schicklgruber. È ciò che accade nel ventre di Klara, dal luglio 1888 al 20 aprile 1889, che Régis Jauffret decide di raccontare.

Ovviamente un affare rischioso. Cosa fare con questa Klara? Quali parole mettere in bocca a colei che, morta nel 1907, non poteva immaginare il male che avrebbero fatto i suoi discendenti? Dovremmo raccontare la gravidanza di Klara come se nulla fosse successo o farne il primo episodio di una catena diabolica?

Sappiamo così poco di lei che tutto era possibile. L’autore che, come abbiamo visto con Papà (Seuil, 2020), mantiene un rapporto doloroso con quest’epoca, affronta questo argomento da molto tempo – inclusa una prima versione, 1889, è stato pubblicato in Italia nel 2023 – spiega il perché. Ha scelto di farlo “rispettare gli elementi tangibili di cui disponiamo (…) ricreando attraverso la finzione le parti mancanti o poco chiare”.

Sotto forma di diario

La prima scelta forte di Régis Jauffret è quella di postulare che Klara abbia scritto una sorta di diario, su una lavagna che cancellava man mano che procedeva. In ogni caso, il romanzo si presenta come le parole quotidiane di questa donna. A un primo sguardo, leggiamo un racconto ben scritto, testimonianza della vita, in un piccolo paese dell’Alta Austria, di una donna – di cui l’autore non dice mai il nome – serva poi moglie, terrorizzata da una mentalità rigida e prepotente, tiranneggiata da un prete oscurantista, che cerca con tutte le forze di conformarsi al suo ruolo di moglie, madre sottomessa e docile parrocchiana, tracciando attraverso la scrittura un cammino verso una luce indiscernibile.

Ma qualcosa sta succedendo. Le parole del futuro si introducono nel discorso di Klara, senza che noi sappiamo se lei sia dotata di profezia o se la storia, contro la quale si erge questo libro, si stia facendo strada. Vediamo così che alla fine di una frase emergono le camere a gas, le punture di fenolo, come se Klara, che vede se stessa “il trampolino di lancio del massacro”, sapeva che nel suo grembo portava la Shoah. Questa sconcertante intrusione della voce di ciò che si prepara dà al romanzo l’insicurezza necessaria per affrontare un tema del genere.

Nella pancia di Klaradi Régis Jauffret, Récamier, 244 pagine, 21,90 euro


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