quattro giovani siriani e la scoperta dell’esilio in un documentario collettivo

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Immagine tratta dal documentario di Laurent Rodriguez, “Anche se vai sulla Luna”. DISTRIBUZIONE FILM MOONLIGHT

L’OPINIONE DEL “MONDO” – DA VEDERE

Il loro primo incontro risale a giugno 2016. Avviene all’Università di Parigi-I Panthéon-Sorbonne, dove è stato istituito un programma intensivo di apprendimento del francese per i rifugiati. Quel giorno, Laurent Rodriguez, un tecnico del suono che vuole passare alla regia, figlio di un rifugiato spagnolo che lavora da tempo sulla questione dell’esilio, incontra Sara, Hasan, Ghaith e Khairy. Quattro giovani siriani ventenni fuggiti dal loro Paese e arrivati ​​da poco in Francia, dove si preparano a sostenere il test di francese per accedere alla seconda promozione. Al loro fianco c’è Emmanuel, un professore molto coinvolto nel programma e che diventerà poi loro amico.

Tutti formavano un clan, scambiati per sei anni, hanno nutrito questo film che esce oggi nelle sale. Anche se vai sulla Luna è il loro lavoro: un documentario al quale tutti hanno partecipato, con la loro presenza, le loro parole, il loro pensiero sul progetto, ma anche il contributo che alcuni hanno dato alla produzione, Khairy ha lavorato alla musica del film, Ghaith alla traduzione di le sequenze in arabo e Sara disegnano spiagge animate.

Da questa impresa collettiva è nato un film profondamente caldo, incarnato, intelligente, che mette in discussione, nel tempo, gli effetti dello sradicamento e i sentimenti contraddittori che provoca: l’identità, il sentimento di appartenenza, il lutto e la ricostruzione, la necessità di adattarsi e reinventarsi se stessi mentre i ricordi svaniscono, poi la tristezza, la paura che proviamo all’idea che possano scomparire. Cosa perdiamo anche noi abbandonando l’uso della nostra lingua materna, pensando e sognando ormai in un’altra?

Vite frammentate

È tutto questo ad alimentare le conversazioni durante i pasti al tavolo della cucina di Emmanuel, dove Sara, Hasan, Ghaith e Khairy sono venuti a trascorrere un fine settimana. Ognuno espone ciò che prova riguardo a questo esilio, a questa nuova vita alla quale si sta preparando. Di scena in scena le emozioni evolvono, le parole cambiano, si contraddicono, si chiariscono temperamenti e storie, alle quali è molto difficile non affezionarsi.

La storia e il ritratto di ogni persona prendono forma grazie alle parole, ma anche alla costruzione formale che Laurent Rodriguez ha scelto di adottare. Che costruisce la sua storia attorno a tre periodi della vita di Sara, Hasan, Ghaith e Khairy: i primi mesi dopo il loro arrivo in Francia (girati in bianco e nero, come un tempo già passato); il presente e cosa sono diventati (a colori); il passato attraverso i loro ricordi della Siria (resi in animazione 2D). Queste tre epoche, ciascuna illustrata dalla propria estetica, si intrecciano, restituendo così l’unità a queste vite frammentate e materializzando le sensazioni ad esse relative. Le diverse sequenze sottolineano, attraverso il loro confronto, tutte le sfumature del soggetto.

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