JM Coetzee porta l'arte della contraddizione al suo apice

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Lo scrittore australiano di origine sudafricana JM Coetzee a Milano nel 2022. ISABELLA DE MADDALENA/OPALE.PHOTO

“The Pole” di JM Coetzee, tradotto dall’inglese (Sudafrica) da Sabine Porte, Seuil, 160 p., 18 €, digitale 12,60 €.

Diciamolo chiaro. Quest'ultimo lavoro non è il migliore di JM Coetzee. Il polaccoun racconto breve, non ha né il potere inquietante diAspettando i barbari né la prodigiosa virtuosità di Disgrazia (Seuil, 1987 e 2002). Ma come ha mostrato il critico palestinese-americano Edward Said (1935-2003) nel suo saggio omonimo (Actes Sud, 2012), il “stile tardo” Sebbene non rappresenti necessariamente l'apoteosi di una tecnica o di una forma, costituisce comunque, per molti grandi artisti, musicisti o scrittori, un fertile serbatoio di insegnamenti.

È il caso di Coetzee, nato nel 1940, vincitore del premio Nobel nel 2003 e, per ben due volte, del prestigioso Booker Prize. Scritto in inglese nel 2022 ma pubblicato originariamente in spagnolo, Il polacco apparve in alcuni paesi come parte di una raccolta di racconti. In Francia, Seuil preferì pubblicarlo da solo. Per “ambientarlo”, in un certo senso, per accentuarne ulteriormente la complessa stranezza.

Prendiamo un uomo e una donna. Lei, Beatriz, quarantenne, moglie discreta di un banchiere, lavora per un circolo che organizza concerti a Barcellona. Lui, Witold, 72 anni, è un pianista polacco. “il cui nome ha così tante w e z che nessun membro del comitato osa pronunciarlo.” Specialista di Chopin, suona senza sentimentalismi e mostra il suo connazionale “un aspetto che gli stranieri non potranno mai capire” – Per questo è stato invitato in Catalogna: per il suo “correzione di bozze” del compositore che, secondo l'espressione consacrata, “merita di essere lodato”.

Tutto inizia dopo il concerto. Ma non ne viene fuori niente. Beatriz deve cenare con l'artista – sta sostituendo un'amica che di solito lo fa – ed è un compito ingrato per lei. Non solo non è impressionata da Witold, ma si chiede persino se “Le ore che trascorre pazientemente ad ascoltare il tintinnio dei tasti del pianoforte o il grattare dei crini di cavallo sulle budella, quando potrebbe camminare per le strade aiutando i poveri, non sono uno spreco di tempo”. Le ha regalato un CD? Se ne dimentica subito e trascura di ascoltarlo. Insomma, con il suo solito tatto e la divertita distanza, Coetzee liquida subito ogni minaccia di stereotipato amore a prima vista sotto il segno di un notturno romantico e sognante.

Una tale fissazione

Eppure non è per mancanza dell'affascinante fascino di Witold per Beatriz. Le scrive, torna in Spagna per darle una lezione magistrale, le propone di seguirlo in Brasile. Niente da fare. Lei non prova nulla. A parte il dolore di vedere questo vecchio amante “ridicolo e pericoloso per se stesso” essere così fissati sulla sua persona. “Forse lo chiama amore? Non lei.” E se Coetzee cosparge il suo testo di riferimenti a Dante – che qui fa rima con “indipendente” – è per meglio godere del parallelo con questa anti-Beatrice che ha decisamente “nessun desiderio di essere travolto da un'ondata di passione maschile.”

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