L’OPINIONE DEL “MONDO” – PERCHÉ NO
Una sera durante uno spettacolo, mentre è all’apice della sua gloria, il famoso ballerino Steven McRae crolla sul palco, vittima di una rottura del tendine d’Achille. Gli ci sono voluti quasi due anni per imparare di nuovo, con l’aiuto di una squadra, a camminare e ritrovare il suo livello.
Il documentario del francese Stéphane Carrel, Uomo resiliente, ripercorre il suo cammino: la nascita di una vocazione in Australia; il Royal Ballet di Londra; e la preparazione di due balletti successivi in cui le vittorie sono intervallate da scoraggiamenti.
Fin dall’inizio il film adotta un tono bellicoso: l’eroe supera prevedibilmente tutti gli ostacoli; la prestazione sportiva è motivo di ammirazione, di stupore permanente che sembra fare del corpo sportivo la quintessenza del superamento e del sacrificio di sé.
Il lavoro domestico della moglie
Conosciamo abbastanza bene la storia del ballerino ferito, meno quella che passa Uomo resiliente. Steven McRae, giovane padre di tre bambini piccoli, è sposato con l’ex ballerina Elizabeth Harrod, che scopriamo, in una scena, ha abbandonato la carriera per dedicarsi interamente alla famiglia.
Diventa ben presto impossibile per lo spettatore non pensare su ciò su cui si basa la resilienza di Steven McRae: il lavoro domestico della moglie, che incontriamo in alcune scene, mentre accompagna i bambini a scuola o all’ora di cena.
È come se il film dell’uomo oscurasse quello della donna, che avremmo voluto vedere, e che avrebbe un po’ sfumato il tono eccessivamente agiografico dell’insieme: chi, nella coppia, è davvero l’eroe?
Documentario britannico di Stéphane Carrel (1h30).
