il senso della festa

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Parigi è una festa, scriveva Ernest Hemingway, grande autore e altrettanto grande amante della bicicletta. Le gare su pista, in particolare la Sei Giorni, stimolarono particolarmente la sua fantasia ma l’americano, parigino d’adozione, avrebbe brillato nel cuore della follia che aveva colto la capitale francese, e in particolare la Butte Montmartre, durante le gare online di i Giochi Olimpici di Parigi 2024. Gli organizzatori hanno contato quasi un milione di spettatori per l’occasione… La festa è stata bellissima. Avrà un domani?

Sin dagli scoppi di giubilo del 4 agosto 2024, “noi” sognavamo di riportare i più grandi campioni sulle strade di Lepic e Belleville e soprattutto di rivivere questi momenti di folle grazia. “Noi” sogniamo una classica a Parigi e “noi” ricordiamo soprattutto che il Tour de sfila tradizionalmente sugli Champs-Élysées seguendo un circuito prestigioso ma senza troppi rilievi. Lo scenario che porrebbe ancora una volta Remco Evenepoel davanti al Sacré-Coeur ha cominciato a delinearsi nelle ultime settimane.

Non ci sono commenti“, si oppone per ora la società Amaury Sport Organization (che organizza il Tour e ha gestito le manifestazioni ciclistiche dei Giochi), dopo che Le Parisien ha rivelato una richiesta alla prefettura di far passare l’ultima tappa del Tour de France 2025 sul Montmartre Lo scorso ottobre, in occasione della presentazione del Tour, gli osservatori attenti avevano già potuto constatare che il profilo delineato per l’ultima tappa, il 27 luglio (un anno esatto dopo l’incoronazione. d’Evenepoel sulle Olimpiadi tempo), non corrispondeva al consueto circuito degli Champs-Élysées, con una discesa finale per precipitarsi verso il traguardo.

Il profilo della 21a tappa del Tour de France 2025.

Credito: Getty Images

Il mese scorso, il direttore del Tour, Christian Prudhomme, non si è lasciato scappare nulla ma ha sottolineato che i grattacapi logistici e di sicurezza di una tappa del genere potranno essere superati solo con un forte sostegno politico per dare nuovo splendore alla parade des Champs, senza rivoluzionando il finale della Grande Boucle.

La volontà del presidente

Prudhomme, che conosce la storia del suo Tour come le sue tasche, non manca inoltre di sottolineare che l’ultima tappa si è svolta sugli Champs-Élysées 50 anni fa, nel 1975. E aveva già dovuto contare su un grosso riscontro politico spinta per inaugurare un evento più festoso che sportivo.

Questo episodio è uno dei racconti e delle leggende del Grande Anello, tramandati oralmente dall’inizio del XX secolo, per poi finire trascritti. Come spesso accade al Tour, all’iniziativa c’è un giornalista: Yves Mourousi, uomo della televisione, che sognava anche lui un Gran Premio di Formula 1 a Parigi. Morto nel 1998, non vedrà l’“ePrix” di Parigi alla fine degli anni 2010. Anche il Tour sur les Champs si preannunciava difficile…

Già allora la prefettura di Parigi si oppose alle richieste della direzione del Tour, incarnata dai giornalisti Jacques Goddet e Félix Lévitan. Così Mourousi si rivolse ai vertici dello Stato, durante un incontro con Valéry Giscard d’Estaing al Salon du Cheval, alla fine del 1974… Il presidente eletto pochi mesi prima era in tribuna d’onore per vedere sua figlia competere. Guarda il tour terminare con l’autoproclamato “viale più bello del mondo“entusiasmo:”Cosa aspetti a farlo?

Pochi mesi dopo, è di nuovo in tribuna ufficiale, questa volta sugli Champs-Élysées, per assistere al successo inaugurale di Walter Goodefrot e di consegnare lui stesso la maglia gialla a Bernard Thévenet, che ha sconfitto Eddy Merckx. Si calcola che un milione e mezzo di spettatori fossero presenti per questa prima volta nel cuore di Parigi, dopo le sfilate al Parco dei Principi (i corridori sfilavano lì dal 1903, mentre la corsa si concludeva a Ville-d’Avray, il quartiere prefettura già contraria all’arrivo del Tour) e il velodromo del Cipale (1968-1974).

Valéry Giscard d’Estaing consegna la maglia gialla a Bernard Thévenet nel 1975.

Credito: Getty Images

Parata immutabile

Dal 1975 ogni anno seguiamo gli stessi rituali. I vincitori brindano. I perdenti si consolano ricordando che raggiungere Parigi è di per sé una vittoria. I futuri illustri pensionati vengono onorati al loro primo passaggio del traguardo. Gli attaccanti animano i giri del circuito ma, con cinque eccezioni (Alain Meslet ha aperto la palla nel 1977, Bernard Hinault ha strappato la vittoria in giallo…), non riescono a sorprendere i velocisti che hanno attraversato le montagne per competere per il loro campionato non ufficiale mondo. Solo l’esplosione del 1989, quando Greg LeMond traumatizzò Laurent Fignon e il pubblico francese per una manciata di secondi, ruppe la tradizione.

L’edizione 2024, con l’arrivo spostato a Nizza e il ritorno di una cronometro finale, ha risvegliato queste chimere… Si sono infrante contro l’arcidomino di Tadej Pogacar, tanto che ricordiamo soprattutto da questa tappa le riprese di droni che hanno accompagnato lo sloveno nel tuffo verso il traguardo…

Tanto vale dirlo subito, senza neppure conoscere il profilo preciso che emergerebbe dalle trattative in corso, il passaggio da Montmartre non rischia più di ribaltare la situazione nell’ultima tappa, come hanno fatto Jean Robin (1947) e Jan Janssen ( 1968) lo aveva fatto prima di LeMond. Marc Madiot aveva spifferato tutto lo scorso agosto su L’Équipe: “È un’illusione pensare che si possa avere lo stesso scenario in una tappa finale del Tour de France. Sarà una sfilata, come sempre accade prima degli Champs.”

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POV: Madouas sulla ruota di Evenepoel durante le Olimpiadi

Credito video: Eurosport

I Giochi Olimpici avevano effettivamente offerto uno scenario selvaggio, ma le circostanze erano ben diverse, in una corsa di un giorno e con un gruppo di 90 corridori rapidamente dispersi dalle difficoltà del percorso e dalle disparità di livello. Erano 150 per l’ultima sfilata sugli Champs, all’arrivo del Tour 2023. Troppi per poter immaginare una conclusione pacifica del Grand Tour.

Gli organizzatori e i corridori hanno due modi per aggirare questo ingorgo: pedalare a passo d’uomo, come suggerisce Madiot, o, al contrario, far esplodere completamente la corsa, per condurre piccoli gruppi in questi colli di bottiglia. Questa non è né l’intenzione dei corridori né degli organizzatori. Per l’ultima tappa del Tour, si sfila, sugli Champs o a Montmartre!

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