EDITORIALE. Elezioni legislative: tre blocchi, tre scelte

EDITORIALE. Elezioni legislative: tre blocchi, tre scelte
EDITORIALE. Elezioni legislative: tre blocchi, tre scelte
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5, 10, 25, 150 miliardi di euro… Le cifre avanzate dai tre blocchi politici che vogliono governare la Francia dopo le elezioni legislative del 30 giugno e 7 luglio sono sufficienti a dare le vertigini. Mentre i conti pubblici sono segnati da gravi slittamenti con un deficit pubblico del -5,5% e un debito pubblico del 110,6%, gli annunci dei programmi di questa settimana sollevano necessariamente interrogativi sulla loro credibilità e sostenibilità a lungo termine. Al punto che il governatore della Banca di Francia, François Villeroy de Galhau, ha esortato i candidati “a non ampliare ulteriormente i pesanti deficit che non riusciamo a finanziare bene”. Una supplica che aveva poche possibilità di essere ascoltata dai contendenti di Matignon, lanciata in una nuova a qualunque costo.

Da parte della maggioranza presidenziale, però, avevamo giurato di porre fine a tutto ciò che era stato messo in atto – a ragione – durante la pandemia di Covid-19 per sostenere l’economia francese e aiutare le famiglie. Ma nonostante le ripetute promesse di Bruno Le Maire, il governo non è mai riuscito a porre fine alla sua politica di assegni, a causa della mancanza di una reale volontà di riconsiderare le proprie scelte socioeconomiche. Di fronte all’esplosione dei prezzi dell’energia o alla crisi agricola, l’esecutivo ha continuato sulla stessa strada, anche se questo ha significato sorprendersi per la mancanza di entrate e la necessità di ricorrere a tagli di bilancio. Un grave slittamento dei conti pubblici, sanzionato dalla Corte dei Conti, dalle agenzie di rating o dalla Commissione Europea. La maggioranza, che afferma di impegnarsi per la serietà di bilancio, si trova così di fronte ad una realtà molto meno gloriosa. Nonostante ciò, Gabriel Attal, capo della campagna di maggioranza, ha presentato un programma con nuove misure costose, presentandone addirittura alcune già in vigore come novità.

Dal lato del Rassemblement National, il programma, direttamente ispirato a quello di Marine Le Pen per le ultime elezioni presidenziali, è in perpetuo cambiamento, come se si adattasse costantemente per correggere le incongruenze evidenziate da numerosi economisti e per anticipare un potenziale effetto deludente in caso di ascesa al potere. Così Giordano Bardella – che sembra voler copiare quanto Giorgia Meloni è riuscita a fare in Italia attirandosi le grazie dei datori di lavoro transalpini – ha rimosso o rinviato all’autunno diverse misure, come l’abrogazione della riforma pensionistica, condizionandole ad una controllo delle finanze pubbliche. La realtà è che le costose misure della RN non sembrano mai tenere conto delle realtà economiche del 21° secolo.e secolo, né il quadro europeo – al punto che possiamo chiederci una Frexit di fatto – e talvolta nemmeno la nostra Costituzione quando si tratta di stabilire la preferenza nazionale.

Infine, il terzo blocco in corsa, il Nuovo Fronte Popolare, ha presentato un programma, certamente completo e quantificato, ma che promette uno sconvolgimento fiscale tale che possiamo metterne in dubbio la fattibilità con i nostri conti pubblici così poveri. In ogni caso, il sindacato della sinistra, che vuole reintrodurre la giustizia fiscale e finanziare le grandi sfide che attendono il paese, in particolare la transizione ecologica, si è assicurato il consenso di diversi economisti e lavora sulla trasparenza proponendo un simulatore per i francesi .

Alla fine, sette giorni prima del primo turno, ognuno si farà la sua opinione, fermo restando che queste elezioni legislative dovranno definire non solo una politica fiscale, ma soprattutto quale società vogliamo. La scelta sarà tra lo status quo che la maggioranza del mondo degli affari propone da sette anni, l’incognita e l’avventura dell’estrema destra, di cui possiamo farci un’idea guardando ai paesi europei in cui è già al potere, oppure la rottura proposta dal sindacato della sinistra, che vuole essere un’alternativa chiara, un’alternanza.

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