Pericolo e paura

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Ricordano che il presidente della Federazione Russa, Vladimir Putin, dice e ripete a chi ascolta, fino a poco tempo fa, che in “Europa ci sono zone molto popolate”, e tutti sanno che, dietro questo minaccioso avvertimento, bisogna capire che un missile nucleare lanciato dalla Russia impiegherà solo pochi minuti per schiantarsi su una delle principali città della Francia.
Probabilmente i francesi non sono realmente consapevoli del pericolo e pensano che nessuno degli Stati dotati di armi nucleari vorrà correre il rischio di estendere il conflitto, a meno che non accettino una vetrificazione globale del nostro mondo!

Ma, oltre alla guerra, quale altro pericolo ci minaccia? La fine del mondo occidentale e democratico? Gridando troppo al lupo, il Presidente della Repubblica non ha forse mostrato chiaramente, negli ultimi tempi, la sua difficile gestione del Paese e la sua necessità di nascondere i fallimenti dei suoi team governativi su molti progetti? È senza dubbio per questo motivo che, dopo aver occupato gli animi dei francesi con la crisi dei gilet gialli, con le misure adottate per proteggere il paese dalla pandemia di Covid-19 o con il frequente richiamo ai rischi di un intervento militare delle nostre truppe in Ucraina, veniamo a parlare non di “pericolo giallo” ma di “estremo”.

L’aver così aumentato il debito del nostro Paese di 1.300 miliardi di euro in soli 7 anni, e quindi in proporzioni abissali (poiché ormai supera i 3.100 miliardi di euro con un rapporto del 112% del PIL), è diventato particolarmente difficile da giustificare! Ciò non poteva che spaventare l’esecutivo ed era necessario trovare un argomento diverso dalla guerra per mobilitare gli animi degli elettori! Ma ripetiamo: “La paura non evita il pericolo”! E qual è il grande pericolo che può così suscitare la paura di una cosiddetta democrazia? Il pericolo principale che attende i politici professionisti è perdere le elezioni, perdere i loro “mezzi di sostentamento” poiché, come ben sappiamo, in Francia, molti funzionari eletti non hanno la sensazione di impegnarsi per il bene pubblico, ma di esercitare un “ lavoro”! E per un presidente, quando non intende ricandidarsi dopo il suo secondo mandato, il pericolo è vedere il partito presidenziale perdere le prossime elezioni del 2027. O, per andare oltre, perdere ogni credibilità per altri futuri politici.

Una fonte o conseguenza di “dissoluzione” delle paure attuali

E cosa potrebbe esserci di più soddisfacente per un uomo che si è elevato a Giove che prendere una decisione che offusca i confini e provoca il caos destinato a rimescolare tutte le carte? Nell’Assemblea nazionale, dopo le ultime elezioni legislative, il presidente disponeva solo di una maggioranza relativa, difficile da manipolare, che non gli permetteva di perseguire con calma una politica di riforma. I vari oppositori, i partiti estremisti, da destra a sinistra, hanno presentato negli ultimi due anni un gran numero di mozioni di censura, ma senza successo. Come sappiamo, questo tipo di azione politica mira a costringere l’esecutivo a sciogliere l’Assemblea nazionale.

Dopo essersi rifiutato ogni volta, con l’aiuto della paura del prossimo futuro, i risultati delle recenti elezioni europee sono serviti da test o da sondaggio concreto affinché il presidente decidesse finalmente su questo scioglimento atteso e desiderato dalle opposizioni! Non importa! Fu deciso in pochi minuti, da Giove solo con se stesso, e desiderato in brevissimo termine. Non sarebbe riuscito a convincere commentatori professionisti della vita politica a parlare così tanto del vecchio tema della guerra in Ucraina, in nome della difesa del nostro continente europeo e del nostro presunto capitalismo democratico! La mossa è stata perfetta per disorientare l’intero Landerneau politico. I timori sono quindi nuovi, perché è certo che i giorni che ci separano dalle elezioni saranno generalmente incerti. Ma i timori sono diversi per ciascuno dei milioni di elettori interessati.

Date le manipolazioni a cui sono soggetti, questi ultimi non sanno più veramente cosa aspettarsi e non hanno più, come all’inizio della V Repubblica, la possibilità di fare scelte chiare tra la sinistra progressista? e la destra conservatrice. Questo è un gioco da pazzi dalle molteplici sfaccettature. La paura, e in realtà le “paure” non eviteranno il pericolo, ci trascineranno dentro il Paese!

La destra esplosa (e artificialmente unita) del nostro Paese ha sfruttato la stanchezza, le manifestazioni violente e il disordine del Paese (crisi dei gilet gialli, contenimento del Covid-19 o riforma delle pensioni) così come la paura degli elettori di fronte alla situazione politica, fallimenti economici e sociali del paese di monopolizzare e appropriarsi dell’evidente desiderio della popolazione di cambiare leader.
Da parte sua, la sinistra altrettanto frammentata si impegnerà in accordi tra democratici repubblicani e comunitaristi infiltrati da gruppi stranieri che desiderano porre fine allo stato di diritto ereditato dal gollismo socialdemocratico. C’è da temere tensioni, soprattutto quando, al telegiornale di una grande emittente nazionale, un leader politico insulta in diretta il Presidente della Repubblica, comportandosi in questo modo, mancando di rispetto per la carica, per l’uomo che questa incarna e per i francesi, di cui ha l’audacia di sollecitare i voti.
Rispetto: un asse fondamentale che deve governare la nostra società… tanto più che la stragrande maggioranza degli elettori non sa chi sarà davvero in grado di soddisfare le loro due vere aspettative profonde: sicurezza e tenore di vita. Ciò che vogliono è vivere meglio grazie ai frutti del loro lavoro (che dovrebbe essere valorizzato), finché ne hanno, vedere scendere i prezzi del cibo e dell’energia, vedere aumentare i loro stipendi e vedere una riduzione delle tasse fardello che li grava sempre di più.

Un futuro incerto

La paura non riguarda solo i francesi. È un’emozione universale che da sempre accompagna l’umanità fin dalle sue origini. Viene spesso considerato come un meccanismo protettivo, un avvertimento di fronte a un potenziale pericolo. Quando ricordiamo che “la paura non evita il pericolo”, sappiamo che i pericoli esistono e arriveranno. In altre parole, la paura, sebbene possa indurci a essere prudenti, non potrà mai da sola impedire che si verifichino pericoli. Per quanto riguarda la paura della guerra, la storia dimostra che, nonostante la paura, essa rimane una possibilità molto reale. La paura può influenzare il nostro comportamento senza necessariamente evitare il pericolo, e i pericoli che ci attendono rimarranno sempre realtà nonostante la paura che ne abbiamo, o anche il terrore che possono ispirarci.

La paura è una reazione emotiva che si verifica a una minaccia percepita. Ci incoraggerà ad adottare comportamenti prudenti ed evitare situazioni pericolose. La paura del disordine politico ci incoraggerà alla riflessione oltre che all’azione. Tuttavia, la paura non costituisce mai una barriera assoluta contro i pericoli, soprattutto perché può paralizzare o generare comportamenti irrazionali che, paradossalmente, aumentano i rischi.

Inoltre, l’eccessiva paura dell’instabilità sociale e politica può degenerare in vera e propria ansia, le cui conseguenze possono alterare la qualità della vita e l’accuratezza del giudizio. La paura, sebbene utile per segnalare il pericolo, non lo evita mai ed è generalmente controproducente.

La paura ha molte sfaccettature. Essere ansiosi è diventato sempre più comune nella nostra società. Preoccuparsi di cose sulle quali non abbiamo alcun controllo è un modo per prendere le distanze da una realtà che è al di là di noi. Perché ciò che preoccupa di più, in un periodo di instabilità politica, è la paura del futuro, questo elemento relativamente incerto agli occhi di tutti. C’è sempre una vera dose di incertezza tra il presente e il futuro. Le situazioni che sembrano fuori controllo sono proprio ciò che ci preoccupa. Dobbiamo costantemente immaginare la piega che prenderanno gli eventi e la potenziale violenza delle reazioni.

La paura smobilita e distrae. Nel nostro presente, ciò che accadrà in seguito ai risultati delle elezioni, il 30 giugno e il 7 luglio, occupa la nostra mente e ci preoccupa. Quali grandi cambiamenti dobbiamo aspettarci nelle antiche fondamenta della nostra società? Le fantasie diffuse dai social network, ad esempio, possono farci temere di perdere molto dei nostri valori fondamentali, della nostra storia e della nostra filosofia, in quanto eredi della nostra civiltà.
Noi che viviamo il presente, a volte, in questi tempi difficili e incerti, ci preoccupiamo di ciò che potrebbe accadere. È difficile, in queste condizioni, trarre pieno beneficio da ciò che accade quotidianamente e mettersi in gioco, perché abbiamo la sensazione di non essere altro che “oggetti economici” e di non essere più individui padroni del loro futuro. Dovremmo essere in grado di compartimentalizzare la nostra vita, ma niente è più difficile! In questi giorni stiamo entrando in un periodo che raramente abbiamo vissuto dopo la Seconda Guerra Mondiale.

Certamente, come gli struzzi, ci piace nascondere la testa sotto la sabbia. Ci piace sfuggire alla paura e ognuno lo fa come meglio può, a modo suo. Eppure tutte queste reazioni di fuga dovrebbero essere evitate. Non dobbiamo avere paura e prendere le distanze dal mondo reale, ma al contrario affrontarlo.
Il Presidente della Repubblica non ci ha lanciato un incantesimo, ci ha lanciato una sfida! Sta a noi affrontarlo, ognuno a modo suo! La paura non eviterà il pericolo! Il presidente ha risposto con dissoluzione ai propri timori sul futuro di quello che chiama il suo destino nazionale. Potrebbe avere ragione, o torto, nell’immaginare che la sua decisione chiarirà la situazione e farà cadere le maschere.

Sta a noi superare le paure che questo periodo di incertezza politica può suscitare in noi. Oppure, senza fare nulla, senza agire, se crediamo che i fatti storici siano scritti e ci si impongano! O, al contrario, essendo proattivi e avendo un’influenza collettiva per difendere con forza i valori della democrazia che ci appartengono!

La paura, anche se può influenzare il nostro comportamento e spingerci verso la debolezza, non ci farà evitare i pericoli. Potrebbe addirittura contribuire alla loro sopravvivenza. Tornando all’esempio della guerra, nonostante la paura universale che suscita, essa rimane una realtà inevitabile della storia umana, alimentata da una moltitudine di fattori complessi. La paura, pur essendo una risposta naturale e utile alle minacce, deve essere accompagnata da riflessione, coraggio e saggezza per essere veramente efficaci nel prevenire pericoli e conflitti.

Una risposta c’è, nel pensiero filosofico, è lo Stoicismo, questa corrente di pensiero nata 2000 anni fa, ai tempi dell’Impero Romano. Le sue virtù sono ancora attuali oggi. La paura è un’emozione sviluppata dal nostro corpo ansioso e vigile. Sappiamo, nel profondo, che qualcosa preoccupa e ne abbiamo paura. E il pericolo, questa cosa che può farci male, può indebolirci o addirittura farci morire. “L’individualismo genera paura. La solidarietà alimenta la speranza»
Un pericolo è per noi un male che non è sicuro che si verifichi, ma che, se ci dovesse accadere, sarà molto negativo. Evitarlo, cioè “perdersi”, fare in modo che non accada, è impossibile! Solo perché ne abbiamo paura non significa che non accadrà. Franklin Roosevelt disse: “L’unica cosa di cui aver paura è la paura”!

Bernard Chaussegros

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